Il 2 Ottobre 2015 presso l’Università Niccolò Cusano si terrà un incontro dall’alto valore formativo e scientifico riguardo lo screening del tumore mammario. Sarà però anche un momento di riflessione su temi delicati relativi alla bioetica. Ne ha parlato Sua Eminenza Mons. Elio Sgreccia, uno dei maggiori bioeticisti a livello internazionale intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus  nella trasmissione Genetica Oggi.

Nel nuovo Master dell’Università Niccolò Cusano lei parlerà di “Corporeità e Integrità dell’uomo”. Cosa intende con questi due termini?

Bisogna che ci si renda conto non soltanto degli aspetti che di solito vengono divulgati e constatati, gli aspetti che riguardano la sensibilità estetica e la psicologia dell’uomo e della donna rispetto al proprio corpo e all’identità fisica. Non è solo questo, a me preme mettere in luce una questione di carattere metafisico, ossia il corpo.

Quanto l’integrità dello spirito è legata all’integrità del corpo?

Il corpo che noi siamo è il risultato dell’unione con lo spirito, ma attenzione la parte spirituale che compone l’anima e struttura il nostro corpo è la parte principale. Non ha il corpo un’esistenza propria distinta dallo spirito. Il corpo è retto da un atto esistenziale che è quello dell’anima e c’è un solo atto esistenziale in ogni individuo che rende vivo il medesimo. Non c’è dualismo in noi per cui il corpo è una cosa e l’anima è un’altra cosa. Il corpo diventa, come diceva Giovanni Paolo II, l’epifania dell’io.

Alla luce del suo Manuale e dei suoi scritti, come si può aiutare una donna che sente persa la sua identità a seguito di un intervento chirurgico demolitivo?

Io dico sempre quando parlo con i medici, di fare attenzione a quando si fa una visita. I dottori toccano il corpo del paziente ma in realtà chiamano in causa l’io di una persona. In un intervento chirurgico non è interessato solo quel dato organo o quella data parte in cui si opera, ma tutta la persona è interessata. L’io unico recepisce l’azione, un io che cambia da individuo a individuo, da uomo a donna. Non è semplicemente questione fisica, è unione creazionale quando lo spirito abbraccia il corpo.

Come il pensiero cattolico può guidare il professionista del settore medico-scientifico affinché non si commetta l’errore di sostituirsi a Dio?

Curare la persona per quello che si può ma sapendo che quello che conta è il modo in cui il soggetto ama se stesso. Non bisogna amarsi di meno perché manca un pezzetto di membro che non c’è più. Ma avendo le energie di superare con la pienezza dell’io spirituale può crescere addirittura nella sua capacità di agire. Può fare dell’handicap uno scalino che può trascendere le membra fisiche. Convincere dunque il soggetto della sua ricchezza interiore per superare l’handicap.

La nostra Università, I’Università Niccolò Cusano, sta raccontando la patologia e i successi della ricerca attraverso lo sport, attraverso il calcio e la sua squadra.  Cosa ne pensa Eminenza? Può essere un modo per arrivare a più persone e sensibilizzarle su temi così delicati e spesso così
complessi?

La filosofia di Cusano ci aiuta in questo: a fare degli aspetti contingenti, corporei, come l’handicap o lo sport, delle occasioni per arrivare alla totalità del soggetto; alle sue capacità migliori al superamento degli ostacoli e alla crescita globale di se. Tutte cose più profonde dell’aspetto fisico ma che agiscono sul fisico. Lo spirito gli può imprimere gioia e serenità anche in momenti di difficoltà o di sconfitta.

Ascolta QUI l’intervista completa