Papa Francesco, il rivoluzionario dal cuore tenero. Papa Francesco, l’uomo che sta riscrivendo il protocollo di un’Istituzione millenaria che dall’interno dà la sensazione di seguirlo a stento, per quanto innovativi siano i messaggi che il Pontefice sta inviando da quando ha varcato la Soglia di Pietro.

In occasione del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha “deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono“. Uno dei tanti messaggi dall’incalcolabile portata rivoluzionaria che questo Papa ha scelto di lanciare.

Uno dei tanti, appunto. Non l’unico. Il comportamento di Papa Francesco, il Papa della rivoluzione morale e strutturale, regala spesso perle che rischiano di passare inosservato da un mondo della comunicazione che, se prima ne ha accolto benevolmente le espressioni da Prete di Campagna che ne hanno caratterizzato l’inizio del Pontificato, ora fa più fatica a celebrare le grandi gesta di un uomo che non si cura di quanti nemici possa farsi.

Papa Francesco è il Papa che entra in un’ottica di Roma, da solo, e chiede che gli si cambino le lenti, non la montatura, perché vuole risparimiare. Papa Francesco è il Papa che riformula la Sacra Rota e accelera il processo di annullamento per determinati matrimoni. E’ il Papa del perdono. E’ il Papa che accetta gli altri. Partendo da un assunto che troppi sembrano aver dimenticato: “Chi sono io per giudicare?”.

Papa Francesco è il Papa della rivoluzione. Il Papa che volerà a Cuba, che ama il calcio e non ne fa mistero, che rompe gli indugi dopo anni di silenzi e ipocrisia e dice apertamente che i conventi no, ma gli alberghi travestiti da conventi sì, devono pagare le tasse, come tutti gli altri.

Papa Francesco è il Papa della rivoluzione, perché è il Papa che ha il coraggio di dire la verità.  Una verità che, pur se ovvia, nessuno prima di lui aveva avuto gli attributi per affermare.

Nessuno prima di lui aveva osato dire la verità su Maria, e cioè che “Maria è più importante degli apostoli”.  Papa Francesco ha capito che tutto si può modificare,  senza cambiare le regole di base, quelle su cui si è costruita la tradizione cattolica: sembra portare avanti questa posizione anche quando parla delle relazioni omosessuali.

Con Papa Francesco il Vaticano sembra aver tolto i panni di rigido dispensatore di giudizi,  con Papa Francesco la chiesa pare aver capito che deve parlare ai peccatori, cioè a tutti noi. Perché il cristianesimo si fonda su un assioma che non va dimenticato: si condanna il peccato, ma si ha misericordia nei confronti del peccatore.
Papa Francesco ha voltato le spalle al moralismo pettegolo e rigido,
misericorda è la parola che grida anche per i divorziati risposati, senza per questo dire che divorziare è giusto.

Papa Francesco è la rivoluzione docile, una carezza nel vento che può illuminare cattolici e laici, che può indicare la via ai cristiani di ogni tipo, perché se Dio esiste, Dio è uno, e di certo non è il fustigatore pronto a punire che nei secoli è stato dipinto, ma ha il volto di un padre misericordioso.