Mafia Capitale, il processo inizierà il prossimo cinque novembre. Uno dei principali accusati, Massimo Carminati, cercherà di difendersi dall’accusa di essere il deus ex machina di quel “sistema mafioso” descritto dalla procura e da Pignatone.  Massimo Carminati conterà sulla difesa dell’avvocato Giosuè Bruno Naso, intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus durante ECG Regione. 

A proposito di “Mafia Capitale”, l’avvocato di Carimati, Naso, ha commentato La scelta di procedere con rito immediato: “E’ una cosa che davamo per scontata. Questo processo sta seguendo un copione che noi abbiamo immaginato immediatamente dopo l’adozione della misura cautelare. Davamo per scontato che si sarebbe arrivati al giudizio immediato allo spirare dei termini utili voluti dalla legge e così è stato per la prima tranche. Si è aggiunta un’altra parte di accusa con la seconda tranche e lo si è fatto anche per questa quasi allo spirare dei sei mesi. Sono espedienti con cui si allunga il brodo, si allunga la carcerazione preventiva, che diviene più pesante da sopportare, e si confida in un allentamento della tenuta psicologica degli imputati. E’ una strategia dal punto di vista formale assolutamente legittima, forse lo è un po’ meno dal punto di vista sostanziale”.

L’avvocato di Massimo Carminati, Giosué Bruno Naso, ha dichiarato poi che il suo assistito vorrebbe essere presente in aula nel corso del processo in cui si farà luce su quella che è stata ribattezzata come “Mafia Capitale”: “Carminati è sottoposto al regime di 41bis, per i detenuti sottoposti al regime di carcere duro è prevista la videoconferenza e questa situazione ci crea delle grosse difficoltà, rendendo un po’ meno diritto il nostro diritto di difesa. Lui vorrebbe esserci, noi vorremmo che ci fosse, perché la cosa renderebbe la sua difesa meno difficoltosa, più efficace e agevole. Invece ci dovremo accontentare di un contatto telefonico, per altro non riservato”.

La decisione del Ministro degli Interni in merito al non scioglimento di Roma per infiltrazioni mafiose, può rivelarsi, in qualche modo, un assist per chi, come Massimo Carminati, nel processo legato a Mafia Capitale è indagato per 416bis.  Naso ne è convinto: “Diciamo che può essere, nel senso che sarebbe singolare che a Roma esistessero tante associazioni mafiose infiltrate nei gangli amministrativi ed economici del comune senza che il comune ne abbia risentito. La verità è che anche questo noi ce lo aspettavamo e lo davamo per scontato, sarebbe stato veramente un autogol delle autorità, non solo Capitoline, sciogliere il comune di Roma per mafia. Stiamo parlando della Capitale d’Italia. La legge, però, non si pone problemi di questo genere, non può pensare all’immagine, quindi se infiltrazioni mafiose ci fossero state il comune sarebbe stato sciolto. Questo a noi conferma che questo processo è una colossale montatura, mi riferisco alla sussistenza di associazioni di stampo mafioso, non al malaffare e alla corruzione che caratterizzava la vita del comune di Roma, non da uno o due anni, ma da qualche decennio. Carminati e Alemanno? Voi non ci crederete, ma Carminati non conosceva Alemanno. Pochi giorni fa sono stato a trovarlo, mi ha parlato proprio di questo”.

Naso, poi, dichiara di aver affrontato, da difensore di Carminati, processi ben più delicati di questo legato a Mafia Capitale: “Ho affrontato il processo in cui Carminati era accusato dell’omicidio del giornalista Pecorelli, su mandato addirittura del Presidente Andreotti. Ho affrontato il processo in cui Carminati era imputato per la strage di Bologna. Se dicessi che questo mi preoccupa più degli altri direi una bugia. Ciò che è davvero singolare, e invito tutti a riflettere su questo, è che la fama di Carminati si basa su quello che lui non ha fatto, non su quello che ha fatto. La fama di Carminati si basa su accuse da cui è stato assolto fin dal primo grado di giudizio per non aver commesso il fatto”.

Sul presunto rapporto tra Carminati e i servizi segreti Naso è categorico: “Se noi fossimo strumenti dei servizi segreti non ci troveremmo al 41bis. I servizi lo avrebbero scaricato? Rischiando che poi Carminati parlasse e rivelasse cose? E’ assurdo pensare che Carminati sia stato pedina dei servizi segreti. E’ un argomento risibile”.

Un commento dal’avvocato Naso anche sulle attuali condizioni di Carminati: “Ha una tempra morale notevole ed è una persona di superiore intelligenza. Riesce a trovare un equilibrio per affrontare anche il carcere duro. Ma la gente non sa che il carcere duro è una forma di persecuzione e tortura psicologica”.

Come sono state prese da Carminati le dichiarazioni di Buzzi? Naso non le manda a dire: “Non mi permetto di sindacare la strategia difensiva del collega Diddi, avvocato di primissimo piano. Io avrei scelto un momento diverso per parlare. Se il processo di tipo accusatorio è un processo di parti, l’imputato, cioè una parte, non deve parlare all’altra parte, cioè al ministero, ma al giudice”.

Poi la vera bomba, la notizia che potrebbe cambiare le carte in tavola. Carminati parlerà: “Questa volta sto cercando di convincere Massimo Carminati a parlare e a rispondere alle domande del giudice. A differenza delle altre volte, quando ci siamo sempre avvalsi della facoltà di non rispondere, quindi, Carminati parlerà. Farò di tutto per convincerlo a parlare e a dire quello che sa.  Questa volta ritengo sia nel suo interesse rispondere.  Un atteggiamento di chiarimento e apertura da parte di Carminati sarà più utile per l’accertamento della verità dei fatti e per l’identificazione delle sue responsabilità, che non sono certamente quelle di aver dato vita ad una associazione di stampo mafioso”.

Nel processo, dunque, non mancheranno colpi di scena: “Non mancheranno i colpi di scena? Me lo auguro, ci stiamo organizzando”.