Tutti parlano di bombe d’acqua. Nessuno, o pochissimi, di dissesto idrogeologico. Come se le alluvioni che hanno colpito ultimamente parte della Calabria e in precedenza Veneto, Liguria, Sardegna, solo citare alcuni casi, fossero solo colpa di una natura impazzita e non di un ambiente che si riprende quegli spazi che gli sono stati assurdamente tolti dall’uomo nel corso degli ultimi decenni.
Bombe d’acqua? No, dissesto idrogeologico. Perché se si costruiscono complessi residenziali asfaltando fiumi o torrenti, è solo questione di tempo. Prima o poi la natura si riprenderà ciò che l’uomo follemente le ha rubato. Bombe d’acqua? No, dissesto idrogeologico, fame di denaro, di utili, di guadagni facili, alle spalle della gente comune. Perché anche se il ministro dell’ambiente ieri ha annunciato in pompa magna che in futuro non sarà più concesso alcun condono edilizio (frase che in realtà abbiamo sentito pronunciare, negli anni, chissà quante volte) la cosa veramente grave è che molto spesso chi ha comprato quelle case lo ha fatto seguendo tutte le regole, ottenendo un mutuo bancario, passando da un atto notarile, acquistando da costruttori cui evidentemente qualcuno aveva dato il permesso di edificare.
Bomba d’acqua? No, dissesto idrogeologico. E mai nessuno paga per queste catastrofi. Chi ha concesso i permessi per costruire in alcune zone? Gli ingegneri, i geometri, i costruttori, dove sono? Pagheranno mai i loro errori e la loro (quando va bene) dabbenaggine?
Per quanto terribili siano queste calamità, non si tratta di casi, eccezioni, o natura impazzita. Qualche numero: in Italia ogni anno ci sono almeno 1000 frane, e il dissesto idrogeologico è ben distribuito lungo la penisola, tanto che secondo alcuni studi dell’Ispra sarebbero quasi 2 milioni i cittadini esposti a possibili alluvioni di grave entità, che tradotto significa con un tempo di ritorno fra 20 e 50 anni, oltre 5 milioni i cittadini esposti a un rischio medio alto, con un tempo di ritorno stimato quindi fra i 100 e i 200 anni, e oltre 8 milioni e mezzo di italiani sarebbero minacciati da un rischio medio basso.
Anche se su questo tema vengono condotti studi da ormai tanti anni, pare però che il vero polso dell’effettivo dissesto idrogeologico del nostro territorio al momento sfugga ai più.
Due settimane fa a Palazzo Chigi sono stati resi noti alcuni dettagli per la messa in sicurezza delle principali città metropolitane italiane e sono stati stanziati 1.3 miliardi di euro per le aree più a rischio.
Basteranno? Io credo di no. Il problema è anche culturale. Finché non agiremo alla radice di questo male, è sicuro, ci ritroveremo sempre, puntualmente, a commentare tragedie che potevano essere evitate. Con qualcuno che parlerà ancora di bombe d’acqua. Perché dare la colpa al cielo è più facile che risolvere davvero un problema di dissesto idrogeologico, vera e propria bomba ad orologeria.