Rifugiati climatici. Con questa accezione vengono definiti tutti quegli individui che, a causa dei disastri provocati dai mutamenti climatici, sono costretti ad abbandonare le proprie terre natie per affrontare viaggi estenuanti e spesso senza mèta che significano, il più delle volte, salvezza. Il fenomeno dei rifugiati climatici è in continua espansione e tra il 2008 e il 2015 hanno raggiunto l’impressionante cifra di 140 milioni di persone. Se si considerano anche i disastri graduali, siccità e innalzamento del livello del mare, il popolo di chi parte per avere una prospettiva di vita aumenta ancora.

Le politiche sui cambiamenti climatici considerano i flussi migratori come una catastrofe dovuta principalmente alle difficoltà dei popoli di adattarsi alle nuove condizioni climatiche in molte zone del mondo. Anche a causa di questo approccio le strategie con cui ci si rapporta al fenomeno dei rifugiati climatici si concentrano solo sul come ridurre le migrazioni in relazione al pericolo che possano invadere i Paesi industrializzati. Diverse sarebbero le soluzioni adottabili se la questione venisse affrontata con piglio diverso, ad esempio pensando a come facilitare l’integrazione sociale e culturale dei migranti nei Paesi di destinazione.

Lo stesso sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha parlato oggi della questione relativa ai rifugiati climatici partecipando al workshop “Modern slavery and climate change: the commitement of the cities” tenutosi in Vaticano. Il primo cittadino ha dichiarato:

“L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha recentemente stimato che i rifugiati climatici aumenteranno fino a 200 milioni nel 2050. Ciò significa che i 30 milioni di persone che oggi sono vittime di schiavitù moderna sono, purtroppo, destinati ad aumentare. Di fronte a questi tragici eventi abbiamo il dovere morale di agire ora. Se i leader mondiali devono raggiungere un accordo internazionale, legalmente vincolante, i sindaci non possono fare un passo indietro: abbiamo il dovere morale e scientifico di costruire città sostenibili”.