La voglia di sacrificarsi e di lottare per ottenere risultati e medaglie in ambito sportivo. La determinazione e l’applicazione nello studio per raggiungere il traguardo prestigioso della laurea. Da una parte la pedana e la sciabola, dall’altra la geopolitica e le relazioni internazionali, Gabriele Foschini trascorre le sue giornate intensamente e tramuta la fatica in forza di volontà tenendo sempre vivo il sacro fuoco della competizione.
Due sono i sogni che agitano le notti di Foschini: affermarsi alle Universiadi in corso di svolgimento a Gwangju, Corea, è l’obbiettivo del Gabriele atleta, conseguire un titolo di studio attraverso un percorso accademico d’eccellenza, è la finalità del Gabriele studente dell’Università N. Cusano.
Sul campo gara di Gwangju Gabriele Foschini rappresenterà l’Italia e l’ateneo presso il quale sta studiando, una doppia responsabilità di cui lo studente atleta è pienamente consapevole e di cui parla apertamente ai microfoni di Radio Cusano Campus (89.100 FM in streaming su www.radiocusanocampus.it) emittente ufficiale dell’Università N. Cusano.
Gabriele, la passione per lo sport nasce sin da piccoli e nella maggior parte dei casi travolge emotivamente, la scelta di una facoltà universitaria è successiva e più consapevole. Perché hai scelto Scienze Politiche?
“La scelta di Scienze Politiche segue, in un certo senso, il percorso che sto compiendo come atleta. Io gareggio per il Gruppo Sportivo dell’Esercito e il conseguimento di una laurea in questo ambito mi consentirebbe di fare carriera quando arriverà il momento di dire basta con la sciabola”.
La scherma, un amore insolito in un paese dove quasi tutti i bambini maschi sognano di fare il calciatore. A quanti anni ti sei avvicinato per la prima volta alle pedane e quando hai cominciato a toglierti le prime soddisfazioni?
“A dire la verità anche io ero uno di quei ragazzini che sognavano di fare il calciatore, i miei genitori però non erano così d’accordo. Mi sono avvicinato alla scherma un po’ per caso e più tardi rispetto all’età consigliata. Di solito si comincia intorno ai 6-7 anni, io ho approcciato a questo meraviglioso sport a 10 anni in quanto, essendo nativo di Ariccia, non avevo molte possibilità di accedere presso impianti dove la scherma venisse praticata”.
Le Universiadi, la seconda manifestazione sportiva più importante dopo le Olimpiadi, non gode dell’attenzione e della considerazione che merita. Che valore dai alla tua partecipazione?
“Io la vedo come una grande occasione, conosco molto bene questo fantastico evento e non sono mai riuscito a partecipare per la concomitanza di gare ed impegni sportivi. Ora sono qui e non mi sembra vero, c’è un’aria particolare, piena di adrenalina”.
Se dovessi individuare la qualità principale che deve avere uno schermidore per emergere, quale mi diresti? Hai un punto di riferimento tra gli atleti della nazionale?
“Al giorno d’oggi bisogna avere un gran fisico, sembra superficiale e riduttivo ma è così. La scherma si gioca sui dettagli, sui particolari, sulla cura di ogni minimo spostamento e per sostenere almeno due sedute al giorno di allenamento, per un totale di 4-5 ore di sforzo continuo, la tenuta fisica è fondamentale. Il mio riferimento è Aldo Montano, uno che ha fatto la storia della scherma azzurra”.
Come coniughi sport e studio, soprattutto alla luce del grande impegno che richiede questa disciplina che per te è anche un lavoro?
“Lo studio lo vivo come un momento di relax, appena finisco di allenarmi mi metto sui libri, mi aiuta a scaricare la tensione. Il metodo di studio dell’Università N. Cusano mi consente di non perdermi nulla malgrado io non possa frequentare. Tra lezioni video, dispense, test di autovalutazione e slide riassuntive, mi basta sedermi davanti al mio pc e riesco a fruire di tutte le potenzialità del mio ateneo anche se mi trovo dall’altra parte del mondo”.