C’è un bambino filippino che studia su un marciapiede, in mezzo ad una città decadente ed illuminato solo dalla luce di un lampione. Questa foto ha fatto il giro del mondo un paio di mesi fa. A scattarla è stata una ragazza filippina, Joyce Gilos Torrefranca, che l’ha pubblicata sul suo profilo Facebook accompagnandola con una semplice frase: “Sono stata ispirata da un bambino”. Immediatamente l’immagine ha iniziato ad essere condivisa di bacheca in bacheca, collezionando finora quasi tremila share sul social network.
Non ho resistito. L’ho dovuta pubblicare qua e su tutti i miei social. Lo so che questa foto sta girando il mondo e che l’avrete già vista mille volte ma sono un papà e credo mi tocchi in modo ancora più devastante. C’è un bimbo dolcissimo che studia in mezzo alle macerie di una città delle Filippine, illuminato esclusivamente dalla luce del lampione. C’è l’ostinazione della cultura contro la pochezza della guerra. Ma c’è anche tutta la mia impotenza. Per quanto posso sforzarmi di educare al massimo i miei due pargoli, infatti, la verità è che loro sono già salvi e non per merito mio. Sono semplicemente nati in questa parte di mondo.
Mi appare la faccia di Ian Solo immobilizzato nella grafite e penso che un papà di quei paesi debba sentirsi così nei confronti dei suoi bambini. Mi galleggiano nella testa tutte le lezioni di vario genere che mia madre mi ha pagato ed io non seguito con dedizione perché troppo occupato a videogiocare e mi vergogno. Mi bussano alle orecchie i racconti di povertà e polvere dei miei nonni che ascoltavo distrattamente come un annoiato Pascià di fronte alle disavventure di uno straccione e sussurro le mie scuse.
Sono un coglione e questo semplice, fantastico, scatto fotografico l’ha gridato ad ogni mia cellula. Sono un coglione ma farò di tutto affinché Valentino e Martino non lo siano.
Per questa ragione non smetterò di trasmettere tutto il mio sapere e le mie emozioni ai piccoli guerrieri biondi che stracciano la quiete delle mie notti e lo farò con una consapevolezza diversa. sapendo che una sola immagine è in grado di mostrare in un ciak di palpebre come l’orrore si possa battere sempre.
Non c’è Spider-man, Mario Bros, Double Dragon o maghi del sesto livello di Dungeons & Dragons che possano fare di meglio. Non c’è genitore.
Mi conforta solo che l’amore per i libri faccia parte da sempre della mia famiglia e che a casa nostra quel bimbo con la faccia sporca ma l’anima scintillante avrebbe molte letture in cui immergersi. Ho sempre considerato le parole (scritte o orali) un tesoro che in pochi rubano ma fa bene allo spirito sapere che c’è chi la pensa come me a migliaia di chilometri sotto ad un cielo minaccioso e violento.
Qualche mese fa scrissi una canzone “Sussidiario di un vecchio bambino” che sfiorava in parte questo tema. Mi piace pensare che le sue note possano arrivare oltre ai fili spinati di certe realtà.
Perché quello che non mi ha dato la cultura lo ha colmato la musica.