L’Italia ha conosciuto il suo viso grazie alla serie di culto “Boris” ma amava la sua voce da tempo insospettabile. Francesco Pannofino, infatti, è uno dei doppiatori più importanti della scena nostrana avendo nel suo “pacchetto” nomi come George Clooney, Tom Hanks e Denzel Washington. La carriera da attore è ormai decollata grazie alla sua prova convincente prova in “Nero Wolfe” ma ora è giunta l’ora di scoprirne anche le doti canore. Il suo album di debutto si chiama “Io vendo le emozioni” e a raccontarcelo è lui stesso in questa intervista per TAG24.
Con una voce come la tua l’approdo alla musica era naturale?
Fino ad un certo punto. Il doppiaggio e la musica sono lavori davvero distanti tra loro. Io ho amato le canzoni da sempre, merito di mio fratello che è il musicista di casa (anche se ora fa lo chef). Insieme cantavamo in cameretta e lui mi insegnava i primi accordi con la chitarra. Ho portato avanti questa passione senza ambizione e poi, nel periodo di Boris, ho sfruttato le tante pause sul set per chiudermi in camerino e scrivere canzoni.
Poi?
Poi il produttore Saitta ha ascoltato per caso “Ciak” e mi ha chiesto di dargli altri pezzi. Dei circa venti che ho scritto ha seclto quelli per lui più convincenti ed ha deciso di pubblicare un album.
Enrico Ruggeri come l’hai conosciuto?
E’ stato proprio Saitta a presentarci. Abbiamo scoperto che eravamo fan l’uno dell’altro, adoro i suoi testi bellissimi, ed abbiamo iniziato a fare cose insieme. Innanzitutto al Primo Maggio abbiamo duettato nella sua “Hai ragione” e poi, ad un concerto di Enrico, tempo dopo, abbiamo rifatto quella più la mia “Ciak”
Che emozioni ti aspetti dal palco del 2 luglio?
Non vedo l’ora di suonare dal vivo tutto il mio album per conquistare Testaccio. La cornice dell’ex-matttatoio sarà speciale.
Gli arrangiamenti sono di Lino Rufo, nome di culto dell’underground romano. Quanto conta la sua esperienza?
Tanto. Insieme alla sua band, i No Gospel, ha saputo dare un’anima musicale alle mie creazioni che erano sincere ma anche grezze.
Ti vedremo a San Remo?
A me non dispiacerebbe. Prima, però, devo scrivere un pezzo che racconti la mia vita da attore o trovare una canzone con la “c” maiuscola.
Lo sai che i discografici sono peggio dei personaggi di Boris? “A cazzo di cane” è quasi un complimento per loro…
Non mi preoccupa. Sono abbastanza allenato e questa cosa della musica è ancora un gioco per me. Vivo in una nuvoletta di purezza e me la godo e poi, quando mi accorgerò della merda che c’è intorno, tornerò alle mie cose.