Nella vita non avevo previsto di fare l’insegnante. Ho sempre sognato di fare il giornalista. Anzi da bambino avrei voluto fare il prete. Sono nato in campagna da una famiglia di operai, dove libri e giornali, in casa, non esistevano. Mi sono iscritto al liceo e ho terminato il mio curriculum scolastico alle magistrali. Ma la mia “scuola” sono state le strade del mondo.

Si presenta così Alex Corlazzoli, all’interno del blog che tiene sul ilfattoquotidiano. Un maestro, un giornalista, uno scrittore, che in concomitanza con l’ultimo giorno di scuola decide di salutare i suoi ragazzi attraverso una lettera, una lettera in cui augura loro molte cose ma li esorta con fermezza su un aspetto in particolare: viaggiate, siate curiosi, esplorate e conoscete il mondo, formatevi e tornate in Italia per arricchire il vostro Paese. Di questo, della #BuonaScuola, della scuola di oggi, quella in cui lui vive ogni santo giorno: tutti temi affrontati da Alex Corlazzoli all’interno di #OpenDay , il contenitore di informazione in onda sugli 89.100 di Radio Cusano Campus, condotto da Misa Urbano e Alessio Moriggi.

Corlazzoli, una lettera per salutare i suoi ragazzi di quinta, una sorta di eredità morale, un augurio per la vita?

“Sì, è stato un po’ così. Anche se non ho consegnato loro solo una lettera ma anche una mappa. Di solito consegno la costituzione. Il significato della mappa è fortemente simbolico, è un invito al viaggio, perché questo nostro paese sta morendo e forse è giunto il momento di vedere cosa c’è intorno a noi. Vorrei che andassero all’estero, per fare esperienza, per formarsi, magari per tornare in Italia e contribuire a risollevarla. Oggi ho detto ai miei ragazzi, guardandoli per l’ultima volta negli occhi: ai politici che vi diranno “voi siete il futuro” voi rispondete che siete il presente!Quando ci sarà un passaggio di testimone vero e reale allora questo paese cambierà”

La Buona Scuola e la questione che diviene sempre più spinosa del “SuperPreside”. Qual è il problema e perché questa figura risulta così indigesta?

“La questione è semplice e non riguarda la valutazione dei docenti, i docenti non hanno nessuna paura ad essere valutati e, anzi, non capisco perché in questo paese se si vuole diventare netturbini si deve passare per un colloquio mentre gli insegnanti vengono assunti senza neanche essere guardati in faccia. Io sono a favore della chiamata diretta, sono addirittura convinto che debba esistere una figura inserita tra le risorse umane in grado di valutare e promuovere il corpo docente in base al suo operato. Il problema sorge quando, in un paese malato come il nostro, si mette nelle mani di una sola persona il destino di un corpo docente. Già mi immagino la telefonatina del vescovo “X” al preside filo-cattolico, oppure la chiamata del dirigente di partito al preside che ha in tasca la tessera dello stesso partito per raccomandare quel bravo ragazzo che in sezione tanto si impegna. Non facciamo gli ipocriti sostenendo che non potrebbe succedere. Basterebbe affiancare al preside un collegio di persone e sembra che le ultime voci che trapelano circa le modifiche da apportare alla riforma si dirigano verso questa direzione. Mi sembra tanto banale che non capisco perché ilm governo non abbia imboccato questa strada sin dall’inizio”.

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