Napoli-Lazio 2-4 è una partita che i tifosi della Lazio non dimenticheranno mai. Una delle più belle, drammatiche (sportivamente parlando, s’intende), intense e simboliche nella storia del più antico club capitolino. 

In Napoli-Lazio c’è tutto quello che ha fatto innamorare di questi colori i tifosi biancocelesti. C’è la follia. L’imprevedibilità. Il carattere.  Le lacrime di Felipe Anderson a fine partita, abbracciato da Pioli, ben consapevole che senza l’esplosione del fuoriclasse brasiliano questo terzo posto, forse, sarebbe rimasto un sogno troppo ardito per essere realizzato.

In Napoli-Lazio c’è la definitiva consacrazione di Cataldi, romano e laziale, capitano in divenire di una squadra che nonostante la giovanissima età è riuscito a prendere per mano. In Napoli-Lazio c’è Ledesma, messo da parte per tutta la stagione, arrivato al termine del suo ciclo romano, che viene gettato nella mischia e si mette a fare da schermo davanti alla difesa come ai vecchi tempi, come quando la prima maglia veniva assegnata a lui e poi si sceglievano gli altri dieci.

In Napoli-Lazio c’è la grandezza di Stefan De Vrij, ormai di gran lunga il miglior difensore del nostro campionato, la follia di una squadra che si butta via ad un passo dalla meta e che poi, proprio quando ormai tutti si aspettavano la definitiva consacrazione, riesce a risorgere, a portarsi di nuovo in vantaggio e poi a chiudere i conti con Klose, l’eterno campione che ha vinto mille battaglie e che ieri è stato determinante, con la sua classe  e la sua esperienza, ad aiutare la Lazio a non perdere definitivamente la testa.

In Napoli-Lazio c’è il rigore fischiato a favore dei partenopei (a cui si devono fare i complimenti, per la grande reazione mostrata all’inizio del secondo tempo), tirato alto da un Higuan che era pronto a festeggiare l’ennesima tripletta. E di Napoli-Lazio resta l’amore di un popolo che alle due notte ha invaso Formello con più di 10.000 persone pazze d’amore. Le stesse che avevano caricato la Lazio dopo la sconfitta nel derby. Le stesse che adesso si godono un gruppo entrato di diritto nella leggenda di un club che ha vinto poco, forse, nel corso della sua storia, ma che sicuramente si è regalato pagine di imprese immortali.