Sullo scudetto vinto dalla Lazio il 14 maggio del 2000, prima o poi, ci faranno un film. Perché a confronto, il trionfo dell’Arsenal raccontato magistralmente in Febbre a 90°, è roba da dilettanti del dopolavoro.

Lo scudetto vinto dalla Lazio il 14 maggio del 2000, è il più incredibile della storia del calcio.  I biancocelesti di Cragnotti, “scippati” l’anno prima dal Milan in circostanze mai del tutto chiarite, arrivano all’ultima giornata del torneo con due punti di distacco dalla Juventus, dopo una settimana di polemiche a causa di un gol regolarissimo segnato dal Parma contro i bianconeri nella settimana precedente, annullato senza motivo. Un centinaio di “Irriducibili” danno battaglia nel corso della settimana per le vie della città. Minacciano addirittura di bloccare il Giro d’Italia. Uno scudetto scippato ci può stare. Due campionati consecutivi persi per colpa degli arbitri, invece, sono considerati un’onta troppo grande dalla parte più calda del tifo laziale.

Alla giornata numero 34, l’ultima, la Lazio ospita all’Olimpico la Reggina. La Juventus va a Perugia.  Del Piero e compagni sono ad un passo dal titolo. L’ennesimo.  All’Olimpico non c’è storia: la Lazio archivia il match già nel primo tempo con i gol di Veron e Simone Inzaghi. Nella ripresa è Simeone a fissare il risultato sul 3-0. La partita finisce e il tempo si ferma. Si, perché nel frattempo, a Perugia, il match è sospeso. Un diluvio di proporzioni tropicali tra il primo e il secondo tempo si è abbattuto sul Curi.  Collina aspetta un’ora.

Dopo una decina di sopralluoghi, tra le proteste di Conte, capitano di quella Juventus, che chiedeva il rinvio dell’incontro la partita riprende. La Juventus non riesce a segnare. Con un pareggio dei bianconeri si andrebbe allo spareggio. Ad inizio ripresa, però, è Calori a far esplodere settantamila persone collegate all’Olimpico via radio: tiro e gol. Il Perugia è in vantaggio.

La tensione a Roma è alle stelle. Nello stadio cala un silenzio irreale. I secondi sembrano minuti. I minuti ore. Nessuno si muove. Si vedono le scaramanzie più incredibili. Tanti cuori rischiano di fermarsi. La Juventus sfiora più volte il pareggio. Ma l’uno a uno, alla fine, non arriverà.

Alle 18.04 minuti del 14 maggio del 2000 Collina fischia la fine della partita di Perugia. Il popolo biancoceleste è in festa, incredulo e pazzo di gioia. La Lazio è campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia. Vincitrice di uno scudetto romanzesco e onesto. Vinto in tre tempi, sul filo della radio. Una roba da film che in quel giorno divenne realtà.