Fedez e J-Ax. I mostri in questo Paese impazzito da qualche giorno a questa parte sembrano essere diventati loro. Il motivo? Non c’è. O meglio, è inventato. Fedez e J-Ax non hanno mai preso le difese dei black bloc e dei manifestanti violenti. Anzi. Hanno solo avuto il coraggio di mettere la loro popolarità a disposizione di quegli attivisti non violenti che avrebbero voluto porre l’accento su come l’inaugurazione di Expo è stata gestita e su come questo grande evento è stato preparato. 

L’attacco subito da Fedez e J-Ax è stato vergognoso. Molti intellettuali prezzolati noti frequentatori dei salotti bene della nostra italia che va avanti a colpi di tweet, li hanno insultati nel modo più vile e vigliacco, mettendogli in bocca parole che mai hanno pronunciato.  In tanti, ipocritamente, si sono indispettiti accusando il rap di fare politica. Bene, Dio lo benedica il rap che fa politica. Così come dovrebbe benedire tutti gli appartenenti alla società civile che scelgono il dibattito al posto del disimpegno e che hanno anche il coraggio di schierarsi apertamente “dalla parte del torto”, contro multinazionali, poteri forti, giornali (che vivono da anni con contributi statali e cioè con soldi nostri).

Fedez e J-Ax sono l’esempio della meglio gioventù italiana. Tatuata (chi ha rovinato il mondo ha la cravatta e non i tatuaggi) ma impegnata. Sveglia. Attiva. Informata. Aggiornata. Accusarli di istigazione alla violenza perché si sono schierati dalla parte dei manifestanti (non violenti, è bene ricordarlo di nuovo) che hanno sfilato a Milano contro Expo2015 è vigliacco e ipocrita, così come vigliacchi e ipocriti sono tutti quelli che hanno detto di essere Charlie dopo la strage di Parigi e poi difendono la libertà di opinione solo quando a fare opinione è chi la pensa come loro.

Mi hanno fatto infinita tristezza quei giornalisti e quegli editorialisti che tramite Facebook e Twitter hanno attaccato Fedez e J-Ax. C’è chi ha scritto che gli darebbe due sberle, chi ha parlato di scimmie, chi di ignoranti. Qua, di ignorante, c’è solo chi non rispetta il pensiero degli altri perché in fin dei conti sogna una nazione in cui tutti sostengano la stessa causa: quella del più forte.