E Borghezio disse: “Roma Caput Mundi”
Vero convincimento o buonismo di chi è a caccia di voti? L’ardua sentenza potrà emetterla solo il tempo. Fatto sta che la Lega continua a strizzare l’occhio al popolo (e soprattutto all’elettorato capitolino) con avvicinamenti che solo fino a qualche mese fa potevano sembrare impensabili. Dopo Salvini, che a Radio Cusano Campus si è cimentato col dialetto romanesco, e l’onorevole Arrigoni, che ha addirittura intonato in diretta un corposo pezzo de “La società dei magnaccioni”, oggi è stato il turno dell’ex irriducibile Mario Borghezio.
I conduttori del format ECG Regione, Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, da qualche mese ormai,chiedono a ogni leghista che intervistano di dar prova di “pentimento”.
Non si è salvato Mario Borghezio, intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, cui hanno chiesto di cimentarsi col dialetto romano o con una canzone romanesca: “Il dialetto non lo conosco, non chiedetemi di cantare perché sono stonato come una campana”. E si mette a sparare una serie di citazioni in latino: “Roma pulcherrima. Roma felix. Roma aeterna”. Ma ai due conduttori non basta: “Ci dica Roma Caput Mundi”. Borghezio fa finta di non sentire per un po’, poi cede: “Roma caput mundi, lo dico convintamente, però di un mondo nel quale ognuno sta a casa sua e non invade gli altri territori e gli altri popoli”.
Prima di chiudere, gli domandano di ripetere una frase dell’Inno d’Italia. Qui, Borghezio, non cede: “Io vi dico in generale che preferisco il Va Pensiero come inno nazionale. Preferisco il Va Pensiero,che mi sembra anche più allegro. Fratelli d’Italia mi è sempre sembrato, al di là del testo, un po’ sfigatino come inno. Comunque decideremo assieme quale sarà l’inno del nostro Paese rinnovato”. Quindi qualora la Lega arrivasse a governare verrebbe rivisto l’inno d’Italia? Borghezio arretra: “Il titolo va bene, ma ci vuole maggiore fratellanza e la consapevolezza di essere un insieme di popoli affini che difendono la propria identità e i propri confini”.