Nel film del 2004 Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) di Michel Gondry i protagonisti, a causa di un amore finito, decidono per scelta indipendente di cancellare i ricordi della loro, dolorosa, relazione. Un sistema per smettere così di soffrire. La possibilità fantascientifica immaginata dal regista francese potrebbe però essere inutile visto che il nostro cervello è già pronto alla “sconfitta” di un amore finito.
Lo studio
Gli scienziati della Saint Louis University hanno analizzato diversi studi condotti sul comportamento degli innamorati e del loro cervello. In particolare i ricercatori si sono concentrati sull’azione che i sentimenti hanno sui neuroni, confrontandoli con le sensazioni innescate dalla cocaina. Quando ci si innamora il cervello viene travolto da un’onda di messaggeri chimici, in primis la serotonina e la risposta è simile nel caso dell’assunzione di droghe.
Insieme a te non ci sto più
Ma dopo? Quando tutto finisce cosa succede? Su questo si sono concentrati i ricercatori evidenziando come, attraverso risonanza magnetica, il cervello, privato degli “ormoni dell’amore” fonti di piacere, spinge il resto del corpo a inseguire l’amore perduto, con la speranza di riuscire a riconquistare l’amato/a. Il disperato inseguimento però termina relativamente presto. Quando i tentativi cominciano a essere infruttuosi è infatti lo stesso cervello a suggerire all’innamorato di smetterla e cominciare a guardarsi intorno, ad andare oltre.
La luce alla fine del tunnel
“Potremmo immaginare”, ipotizza Brian Boutwell della Saint Louis University, tra i firmatari della ricerca: “che diverse regioni del cervello agiscono in un modo una volta che la dipendenza è stata rimossa, poi aiutano la persona a trovare un nuovo partner”. “La nostra indagine”, conclude, “ci ha fatto capire che il cervello possiede un meccanismo di autodifesa che permette di dare un senso fisiologico alla convinzione popolare che sia il tempo a cancellare il dolore della fine di un amore. Abbiamo capito come fa ad accendersi la proverbiale ‘luce alla fine del tunnel’”.
E’ veramente doloroso il momento in cui una relazione termina (“la fine di un amore”), ancora più doloroso se si viene lasciati improvvisamente e la relazione ha avuto una durata importante. Trattasi – psicologicamente parlando – di un evento stressante (anche traumatico) molto intenso: non tutte le persone, da sole, riescono a sopportarlo, elaborarlo (!) oppure ridurne, semplicemente, l’impatto emozionale, desensibilizzandosi. La sofferenza provata dipende, oltre che dalla situazione contingente, dalla soglia di sopportazione individuale e da caratteristiche personologiche, nonché da eventuale predisposizione caratteriale o vulnerabilità biopsichica o sensibilità personale, che dir si voglia (v. in particolare le pagine 26, 27, 65, 68, 80, 89, 175, 236, 249, 262, 277, 286, 358, 402, 449, 474, 539, 540 de “Il manuale pratico del benessere”, patrocinato dal club UNESCO (Ipertesto editore). Comunque in caso di seria difficoltà a superare il momento ed eventuale interferenza importante con la propria vita quotidiana è sempre consigliabile rivolgersi ad un capace ed esperto psicoterapeuta, semplicemente per stare meglio con sé e con gli altri ed affrontare il futuro con maggiore serenità per aprirsi liberamente verso nuove relazioni, più… salutari.