Tracciare un vino attraverso il suo DNA, un po’ come avviene per una scena del crimine, ma questa volta però sotto i riflettori non c’è un omicidio ma il vino e il suo vitigno di origine. Un sistema di tracciamento che promette di eliminare il problema della contraffazione e della sicurezza alimentare. Ne ha parlato il Dott. Francesco Carimi dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr di Palermo, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano che trasmette sugli 89.100 FM a Roma e nel Lazio (in streaming sul sito www.radiocusanocampus.it)
Dott.Carimi, parliamo di questo nuovo “test del DNA” per tracciare un vino. Di cosa si tratta?
Grazie ai nuovi ritrovati scientifici è possibile analizzare le tracce di DNA rilasciate, come sappiamo, da qualsiasi individuo. Anche i prodotti agroalimentari però lasciano tracce di DNA. Prendendo una bottiglia di vino infatti e analizzando le tracce di DNA che rilascia il vitigno siamo in grado di avere tutta una serie di informazioni relative al vitigno stesso e alla provenienza del vino. Informazioni che possiamo avere con un’analisi molto veloce che dura al massimo trenta minuti. Abbiamo coinvolto aziende e importanti cantine che per ora operano sul territorio Siciliano, ricordiamo infatti che questo è un progetto finanziato dalla Regione Sicilia.
E’ un test particolarmente costoso? Come si può accedervi?
Noi del CNR abbiamo sviluppato il prototipo e in quanto tale ha avuto costi più alti rispetto a quello che avrà quando sarà diffuso su scala industriale. I costi quando tutto sarà a sistema saranno assolutamente compatibili con i costi industriali. L’accesso sarà poi garantito sia ai produttori che ai consumatori.
Possiamo immaginare qualcosa del genere anche per altri prodotti alimentari?
Sicuramente possiamo pensare ad altri prodotti. Questo sistema essendo molto veloce è applicabile anche ad altri prodotti come nella filiera dell’olio; un altro prodotto che soffre di contraffazione e che crea problemi di natura economica nonché legati alla salute.
Tracciare un vitigno porta non solo ad una sicurezza alimentare ma favorisce anche la riscoperta del territorio, è d’accordo?
Sono molto d’accordo. Queste attività, questi test, proteggono le produzioni italiane, i piccoli produttori possono così essere tutelati sia da chi specula sui prodotti sia da quei produttori, come quelli asiatici, che attuano politiche di competizione poco corrette.
Tracciare significa informare al meglio, il tema della scoperta, della ricerca e della comunicazione trasparente e chiara è abbracciato anche dall’Università Niccolò Cusano che sta utilizzando lo sport, attraverso la squadra Unicusano Fondi Calcio, per informare le persone su temi legati alla salute e alla ricerca medica. Secondo lei è una buona idea?
Sicuramente si, qualsiasi strumento può essere utile ma quello dello sport porta con se un valore aggiunto. Il calcio è tanto amato quanto seguito. Ecco dunque che lo sport si fa portavoce di realtà virtuose come la ricerca medico-scientifica.
La tracciabilità sta diventando una sensibilità diffusa. Molte sono le aziende che offrono servizi di tracciabilità, come SEiD, ad esempio, che propone un sistema innovativo di tracciabilità, di facile utilizzo e a basso costo. Il sistema di certificazione SEiD prevede una doppia etichetta che permette al consumatore di avere le informazioni sulla tracciabilità del prodotto, interrogando un primo codice (alfanumerico e irripetibile) prima dell’acquisto, ma poi attraverso il secondo codice, nascosto e consultabile solo dopo l’acquisto, si ha accesso anche ad una serie di dati sul post vendita come le garanzie o i consigli per l’utilizzo. La lettura del codice è facile e veloce: basta scaricare un’app generica per la lettura dei Qr-code (o scaricare l’app ufficiale SEiD)”.
Buongiorno,
mi congratulo con il progetto e la diffusione della notizia. Vorrei inoltre segnalare che la tracciabilità molecolare del vino, altra cosa rispetto all’importante tracciabilità documentale, è stata oggetto di recenti pubblicazioni scientifiche (Pereira et al. AJEV 2011; Bigliazzi et al. 2012) ed è attualmente in corso di studio grazie a progetti finanziati dalla Regione Toscana (Winefinger, Università di Siena, Università di Firenze e Pisa). Dal punto di vista applicativo e dello sviluppo del metodo, dai vini sperimentali a quelli commerciali, è stata sostentua dal 2009 da inizive internazionali finanziate dall’Ente governativo statunitense, TTB (Alcohol And Tobacco Tax And Trade Bureau).
Sono felice di sapere che a livello nazionale, oltre all’Università di Siena che se ne occupa dal 2006, anche altri gruppi si stiano occupando d i tracciabilità molecolare dei vini basata sul test del DNA.
Dott. Rita Vignani