C’è una canzone che fa più o meno così: “Il tuo diploma è un fallimento, hai una laurea per reagire”. Ecco, il mio augurio di buona Pasqua parte da questa strofa. Perché forse non c’è un’altra festività al mondo che, come la Pasqua, possa avere un doppio significato, religioso, per chi crede, e laico, per tutti gli altri.
Il mio augurio di buona Pasqua, in generale, va a tutti quelli che hanno bisogno di risorgere. Perché stanno passando un periodo particolarmente negativo. Sentono che attorno a loro c’è qualcosa che non va. O hanno avuto un lutto. O hanno perso l’amore, il lavoro, la fiducia, la speranza.
Saprete risorgere anche voi. Magari non in tre giorni, come ha fatto qualcuno che certamente è più in alto di noi, ma ce la farete. E’ questo il significato che più amo della Pasqua. La possibilità di sperare in una seconda vita. Che non deve essere necessariamente ultraterrena.
Una seconda vita può iniziare da un momento all’altro. Come diceva Confucio: “Non è forte colui che non cade, ma colui che pur cadendo riesce a rialzarsi”. Ecco, il mio augurio di buona Pasqua, col cuore in mano, va a chi sta cercando di farlo, tra le mille difficoltà della vita quotidiana.
Cercare di rialzarsi, oggi, è da eroi. E chiunque stia cercando di farlo, nell’indifferenza del mondo che lo circonda, sta inconsapevolmente salvando il pianeta dalla rassegnazione. Per questo il mio augurio di buona Pasqua va a chi ha voglia di risorgere. E sta cercando di farlo. Combattendo ogni giorno le ingiustizie che è costretto ad affrontare.
Al precario, al papà separato, all’anziano solo, all’esodato, al deluso, “a chi studia per l’esame all’università, a chi si sposerà e a chi ha il cuore spaccato a metà”, a chi cerca di rimettersi in piedi dopo una caduta, a chi è già in piedi e ora vorrebbe iniziare a volare, a chi sta già volando ma ha il terrore di cadere. Buona Pasqua. Di cuore.