Lo sai perché un bonsai? Perché l’aids ha ancora radici profonde. Dal 3 al 5 di aprile migliaia di bonsai ti aspettano nelle piazze italiane per sostenere Anlaids affinché l’informazione, la prevenzione e la ricerca  non smettano di crescere, ora lo sai. Con queste parole Ringo, uno dei più noti Dj radiofonici del panorama nazionale, ha voluto sostenere la nobile causa di Anlaids nella lotta quotidiana alla sindrome da immunodeficienza acquisita e ha voluto ribadire il suo impegno e il suo totale appoggio ad Anlaids attraverso i microfoni di Radio Cusano Campus (89.100 Fm e in streaming su www.radiocusanocampus.it) l’emittente ufficiale dell’Università N. Cusano.

Gli anni ’80 sono stati segnati, tra l’altro, dall’avvento nefasto dell’Aids. Che ricordi hai di quegli anni e del terrore che fece seguito alla conoscenza di questa sindrome?

“In quegli anni abitavo a Los Angeles, tornai in Italia nel 1986. Quando facevo rientro a casa, per le feste di Natale o di Pasqua, parlavo con i miei amici di questa nuova malattia di cui in America già si parlava. Chi mi ascoltava non capiva e non conosceva l’Aids fin quando, al mio rientro definitivo, proprio nel 1986, l’Aids era conosciuta e presente anche nel nostro paese. Questo mi spaventò molto, lo ricordo bene, avevo paura, perché oltre al sesso, che personalmente cominciai ad intendere con meno libertà rispetto al passato, anche l’eroina contribuiva in modo determinante alla diffusione della malattia”.

Le generazioni di oggi, che conoscono l’Aids e le sue conseguenze, sembrano averne meno paura. Hai la mia stessa percezione?

“Io non riesco a puntare il dito contro i giovani, bisognerebbe attivarsi con campagne di informazione e prevenzione per metterli in guardia. Io me la prendo col nostro governo, che in questo senso latita. I giovani sbagliano, lo hanno sempre fatto, siamo noi adulti e gli organi competenti a doverli informare, anche nelle scuole ed anche attraverso filmati crudi, di impatto, di gente che sta male”.

Come vi siete incontrati tu e l’Anlaids e come è nato lo spot “Un bonsai per l’Anlaids”?

“E’ stato tutto molto casuale, attraverso conoscenze comuni e alla luce della loro necessità di avere un testimonial magari non proprio giovanissimo ma comunque vicino ai giovani. Anlaids mi ha scritto una email, io ho risposto con entusiasmo e con la voglia di dare una mano”.

Uno spot che hai fatto col cuore, cosa ti aspetti che arrivi da questa campagna?

“Ho realizzato questo spot con passione, restando fedele a me stesso, senza troppe sovrastrutture, un po’ come faccio la radio. Quando vedo personaggi famosi prestare il loro volto per campagne di questo genere penso sempre che possano farlo anche per apparire ed è stata la mia prima paura perché non volevo fosse pensata la stessa cosa per me. Ho fatto da testimonial ad Anlaids perché sono un DJ e i giovani potrebbero ascoltarmi un po’ di più, spero di esserci riuscito”.

Sapevi che l’Università N. Cusano ha acquistato una squadra di calcio che ha l’arduo compito di essere la squadra della ricerca scientifica italiana?

“Cosa aspettate a convocarmi? Io sono ancora buono, ho grandi qualità da centrocampista”.

La convocazione arriverà sicuramente, anche se oltre a portare a casa i risultati sportivi l’UniCusano Fondi Calcio ha il compito di veicolare le informazioni e i risultati della ricerca scientifica attraverso la passione per lo sport. Cosa ne pensi di questo progetto?

“E’ un’iniziativa importantissima che ha l’obbligo di essere portata avanti  dalle persone giuste, con le voci giuste e con gli occhi giusti. Se l’approccio a queste proposte ha come scopo ultimo la visibilità, per quanto mi riguarda si tratta di un messaggio buttato al vento”.