La depressione viaggia su Facebook. O anche il rosicamento, per dirla alla romana, con termini decisamente meno medici ma che forse rendono meglio l’idea. 

Depressione da Facebook. Andiamo per ordine: in tanti sostengono che i veri amici si vedano nei momenti di difficoltà. Altri, forse a ragione, dicono il contrario: un vero amico non è quello che rimane lì a compatirti quando stai male, ma quello che riesce a godere del suo successo senza invidiarti quando ti trovi sulla cresta dell’onda.

Una cosa che a quanto pare, stando ai numeri della depressione da Facebook che sono stati recentemente resi pubblici, riesce veramente a pochissimi.   Facebook è un buco della serratura virtuale. Utilizzato da molti per spiare, indagare, spettegolare e aggiornasi sulla vita che viene condotta da amici e conoscenti. E fino a qui, è tutto (o quasi) regolare.

Solo che Facebook può essere utilizzato in due modi: come strumento di condivisione sociale e lavorativa o come mezzo di insalubre voglia di spiare il prossimo.  Ed è qui che il fenomeno della depressione entra in ballo.

Uno studio, pubblicato sulla rivista specializzata Computers in Human, ha rivelato che per un numero sempre crescente di persone la bacheca degli amici, o dei conoscenti, su Facebook viene controllata quotidianamente, ora dopo ora, di continuo, creando negli utenti competizione nei confronti di  contenuti che, spesso lo dimentichiamo, sono  diverse volte irreali, virtuali, o almeno modificati dagli utenti, magari inconsciamente, per cercare di dare all’esterno una determinata immagine di sé.

Molte persone, quindi, quando attraverso Facebook vedono che i propri amici vivono momenti felici, godono di successi in ambito lavorativo o hanno una appagante vita sentimentale, provano una forte invidia che può generare, col passare del tempo, una vera e propria forma di depressione. La depressione da Facebook, appunto.

E allora fermi tutti. Facciamo un passo indietro. Utilizziamo Facebook per chiacchierare, rimorchiare, restare in contatto con amici vecchi e nuovi. Utilizziamolo anche per lavorare e, perché no, “spiare” quella ragazza o quel ragazzo che ci piace tanto. Ma tutto resti nei limiti.

Primo: l’invidia è un sentimento negativo. Distrugge sé stessi e non crea in alcun modo danno a quelli che ne dovrebbero essere l’oggetto.

Secondo: su Facebook si scrivono tante di quelle bugie, e lo sai anche tu che stai leggendo questo articolo, che se magari sei disoccupato e vedi il tuo compagno di banco delle elementari pubblicare la  foto di una Ferrari e magari scrivere anche che  quella è la sua macchina, consolati. Nel 99% dei casi non è vero. Tu resti un disoccupato. Ma lui è quasi sicuramente un cazzaro.