Tornare indietro nel tempo ricordando un profumo legato ad un determinato momento della nostra vita. L’odore dell’erba del campo di calcetto sul quale si giocava da bambini, la fragranza sprigionata da un dolce fatto dalla propria nonna, il profumo di una persona cara. Tanti gli odori che possono evocare un ricordo rendendolo quasi presente, vivido. E’ questa un’esperienza che i ricercatori chiamano “viaggio mentale nel tempo“. A spiegare come funziona ci hanno pensato i ricercatori della Vanderbilt University nel Tennessee.
La ricerca
I ricercatori, grazie ad una risonanza magnetica funzionale, hanno studiato con particolare attenzione il lobo medio temporale (preposto alla memorizzazione) sviluppando un particolare modello per cercare di capire il funzionamento del lobo medio stesso. Gli scienziati hanno scoperto che l’attività nella regione anteriore del lobo indica che l’individuo sta ricordando qualcosa, ma non indica però con quale precisione. Quando è invece la parte posteriore del lobo a diventare attiva, è in corso fondamentalmente un vero e proprio viaggio nel tempo mentale: il soggetto è in grado di ricordare con grande precisione la maggior parte dei dettagli relativi al ricordo.
Ritorno al futuro?
Gli studiosi sono riusciti ad analizzare come un ricordo ne evocasse subito un altro legato però al precedente e non dunque casuale. Questo ha permesso una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del cervello. Pensare all’odore del “dolce della nonna” evoca subito dopo il ricordo della nonna stessa, dei suoi capelli, dei suoi vestiti o della sua casa; qualcosa dunque “salvato” come in un hard disk, in prossimità del “file” precedente. “Questo modello dimostra che il cervello imprime un codice temporale sui ricordi,” ha spiegato Polyn: “Richiamare alla mente quei ricordi permette al cervello di utilizzare quel codice temporale e di accedere ad altri ricordi ad essi vicini.”
Leggi la pubblicazione originale su The Journal of Neuroscience