“Ho visto un Re. Ho visto un Re papà. E’ quello il Re di Roma”. Lo diceva un bambino che usciva dallo stadio lo scorso 5 gennaio 2015. All’Olimpico era appena andata in scena Lazio-Sampdoria. Felipe Anderson aveva incantato tutti. Compreso quel bambino. Che non poteva sapere, però, che l’ascesa del nuovo Re del mondo calcistico italiano fosse appena iniziata.
“Ho visto un Re“, diceva lui mentre teneva stretta a sé la sciarpetta dai colori del cielo con cui era andato allo stadio e cercava, a fatica, di seguire il passo del padre. In tanti, ormai, hanno capito. Quel bambino aveva ragione. Il calcio italiano è ai piedi di Felipe Anderson, Re dalla faccia buona, dalla classe infinita, dalla tecnica individuale incredibile e dal bagaglio di giocate sterminato.
Felipe Anderson è il nuovo Re del calcio capitolino, ma non solo. E’ l’astro nascente della Serie A, l’uomo su cui si stanno indirizzando già le mire di grandi club. Il Liverpool, ad esempio, sembra pronto a ricoprire d’oro sia lui che la Lazio pur di strapparglielo. Ma un Re non ha un prezzo. Un Re non può essere comprato. Uno come lui va guardato giocare e basta. Perché quando ha a che fare con il pallone, Felipe il Re sembra essere sulla spiaggia di Rio, o al campetto sotto casa. Viene tutto naturale. Come il gioco di un bambino che in un movimento che ha sempre meno spazio per la fantasia, se ne frega di crescere e continua a calciare con un solo obiettivo: incantare. Divertirsi e divertire.
La Lazio si sta già muovendo per blindarlo, è pronto per lui un contratto fino al 2020. Nel frattempo Felipe Anderson non pensa ai soldi. Sembra diverso dagli altri e speriamo non cambi nel tempo. La sua priorità è la “bola”, la palla. Fatelo giocare. Guardatelo inventare. Felipe il Re. Col cielo per bandiera.