Il rap ha da sempre giocato con le parole. Lo sa bene Kaligola. Lo sa bene e lo sa far bene. Non a caso il giovane rapper capitolino si è aggiudicato il Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo all’ultimo Festival di Sanremo al quale partecipava per la categoria “Giovani”. Non avrebbe potuto essere altrimenti considerato che ha appena 17 anni. A distanza da qualche mese da quell’esperienza e dopo l’uscita del suo album “Oltre il giardino”, conosciamo meglio il fenomeno Kaligola.
Partiamo proprio dal premio come miglior testo. Che soddisfazione è per un rapper?
Credo sia il massimo riconoscimento per un rapper e per me la soddisfazione è doppia, considerando che ho vinto questo premio alla prima competizione della mia vita.
Come è stato lavorare con Solazzo e Rosciglione?
E’ stato come lavorare in famiglia, considerato che “Rosciglione” (Dario) è il mio papà, il quale comunque quando si lavora non si pone da papà, ma da professionista. Conosco da molti anni anche Enrico Solazzo, che stimo molto.
Esiste un filo rosso che lega le undici tracce dell’album?
Sì, è il rifiuto dell’omologazione che per noi giovani è particolarmente difficile.
Hai firmato anche la grafica del cd e la regia del video. La parte visual è altrettanto importante, quindi?
Mi piace curare ogni aspetto dei miei progetti. Inoltre, io parto spesso da un processo visivo, da un’immagine, che poi mi permette di costruire un testo, una storia, una musica. Anche per questo motivo preferisco realizzare io stesso la parte visuale.
Quale grande poeta ti ha ispirato di più?
Nelle canzoni sicuramente Giovanni Pascoli.
Sei immerso nella cultura cinematografica. Stai pensando di fare il regista o almeno l’attore?
Per ora sono concentrato sulla musica ma non mi dispiacerebbe approfondire la mia passione per il cinema, in particolare per il montaggio e la regia.
Ti regalo una spada laser. Come la usi?
Per affettare il pane!