Smuovere le coscienze per dire basta al pignoramento di cani e gatti. In Italia questo movimento spontaneo sta prendendo sempre più quota e finalmente qualcosa sembra poter cambiare anche in Parlamento.
Bisogna dire basta al pignoramento di cani e gatti. Sono tre le proposte di legge arrivate da Camera e Senato per cambiare in questo senso il codice civile e di procedura civile, rispetto a una problematica che con la crisi economica e il conseguente aumento di debiti non saldati si è andata manifestando in modo via via sempre più invadente.
Dire basta al pignoramento di cani e gatti. C’è in questo senso una proposta avanzata da Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia) che vorrebbe l’inserimento nel codice civile di una legge in base alla quale gli animali domestici diventino impignorabili e non possano essere oggetto di asta giudiziaria. Anche perché, sostiene la Brambilla, si tratta di animali dotati di sensibilità e intelligenza propria, che non possono e non devono quindi essere trattati alla stregua di oggetti. Michela Vittoria Brambilla, propone anche la modifica del pignoramento degli animali non domestici, chiedendo che “lo scopo patrimoniale o lucrativo debba risultare solamente da un’attenta e oggettiva documentazione fornita dal creditore”.
Bisogna dire basta al pignoramento di cani e gatti. E in generale di tutti gli animali domestici. In questo senso l’Italia è indietro rispetto a molti paesi europei, tra cui la Germania, in cui è assolutamente vietato pignorare cani, gatti o altri animali domestici perché in terra teutonica non è possibile equipararli a cose o a beni.
Ermete Realacci, deputato del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione parlamentare ai ministeri di Economia, Giustizia, Ambiente e Salute, chiedendo se abbiano o meno intenzione di migliorare la normativa civile e disporre la non pignorabilità degli animali d’affezione, per garantirgli maggiore rispetto e maggiori diritti.
Tanto più se si tiene a mente che il pignoramento di un animale d’affezione e il suo allontanamento dal legittimo proprietario e dalla propria famiglia, rappresenta sia un elemento di ritorsione sull’affetto dell’animale, sia una forma indiretta di ritorsione psicologica sul debitore.