Iniziare l’università consapevoli delle nostre attitudini e nel rispetto di inclinazioni e propensioni è un passaggio obbligato ed ineludibile. Proseguire nella carriera accademica con l’idea precisa di ciò che si vorrebbe fare una volta conseguito il titolo può essere ancor più determinante. In quest’ottica prende forma l’importanza assoluta che riveste l’orientamento nella vita e nelle scelte di un giovane alle prese con il suo futuro che, per forza di cose, si giocherà su più tavoli: quello della formazione in senso stretto, ma anche quello della dimensione internazionale del sapere, dove innovazione fa spesso rima con crescita che, a sua volta, va a fare il paio con auto imprenditorialità, e quest’ultima prende vita direttamente nei laboratori di ateneo!
Insomma, operare una scelta che presenta difficoltà di vario genere può essere difficile ma alla lunga paga, sia in termini occupazionali che di guadagno economico. Accedere al mondo del lavoro resta uno degli ostacoli principali che si pongono davanti ai giovani del nostro tempo ma, Eurostat lo conferma, investire in una formazione di alto livello consente ai laureati di trovare lavoro molto prima di coloro i quali posseggono il solo diploma di scuola superiore: 84 per cento contro 73 per cento. Nella fascia di età 25-34 anni il differenziale retributivo è pari al 40 per cento a favore dei laureati rispetto ai diplomati. Nel nostro paese la quota di laureati nella fascia di età 25-34 anni è pari al 22% con relativo tasso occupazionale che si attesta sul il loro tasso 79%, con un differenziale retributivo di circa il 25 per cento a favore di chi ha conseguito un titolo accademico rispetto a chi ne è sprovvisto.
È dello scorso 4 febbraio l’emanazione da parte del ministro Giannini dell’Atto di indirizzo riguardante le priorità politiche del 2015 del Miur e tra i 24 obbiettivi ritenuti strategici dal dicastero di viale Trastevere emerge con forza la ristrutturazione dell’orientamento universitario per assicurare un miglior collegamento tra mondo del lavoro e ambito accademico, il sostegno ai percorsi d’internazionalizzazione degli atenei e ai processi di apertura internazionale degli Enti pubblici di ricerca, in linea con il programma “Horizon 2020”.