La festa del gatto. Se ci si ferma alla prima impressione può sembrare una banalità. O l’ennesima occasione per vendere qualcosa a qualcuno, in questo mondo che corre sempre più veloce in preda ai suoi deliri consumistici. 

Invece, a pensarci bene, è giusto celebrarla, questa Festa del Gatto. Se non altro per mandare un augurio ideale a tutti quei gatti che riempiono la vita di chi li ama e che magari adesso, leggendo questo articolo, li prenderà in braccio per regalargli una dosa extra di coccole.

Ricorre proprio il 17 febbraio la festa del gatto. Mi piace. Perché in fondo questi felini tutto orgoglio e fierezza meritano che si parli di loro, con attenzione, almeno ogni tanto. Anche considerando il fatto che ancora oggi in tanti adoperano gatti (soprattutto neri) per riti macabri e magie dell’idiozia.

La festa del gatto. L’animale domestico per antonomasia, dopo il cane, numeri alla mano. Lui che a differenza del cane, dice qualcuno che mente (non) sapendo di mentire, le feste non le fa. Lui che può essere regale come un nobile o goffo come un ubriaco.


La festa del gatto. Diceva Hemingway che ai gatti riesce facile ciò che all’essere umano risulta impossibile: attraversare la vita senza fare rumore.  Provate a dargli torto e vi accorgerete che aveva ragione. Il gatto è l’animale che può sostenere lo sguardo di un Re. Il gatto è il felino che trova una foresta in un salotto e un salotto in una foresta.  Mentre il cane, quando gli porti da mangiare o lo coccoli, pensa che tu sia il suo Dio, nel gatto la prospettiva si capovolge: è lui il tuo Dio. Per questo, come scriveva qualcuno,  Jules Verne se non ricordo male, credo che “i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola”.

E allora a loro e a loro e a tutti quelli che li amano, di cuore, buona festa del gatto.