“L’ora blu è l’ora di mezzo, il passaggio dalla luce al buio e viceversa”: così Nicola Cioce spiega il suo esordio nella musica. Si tratta di un lavoro prodotto “dal basso” ma con molto “alto”. Vede, infatti, diverse collaborazioni come quella con Giuliano Dottori, Stefano Brandoni (Malika Ayane, Renga, Ron), Maurizio Baruffaldi (già al fianco di Mauro Ermanno Giovanardi) e l’ingegnere del suono Marti Jane Robertson. Questo lavoro è anticipato dal singolo “La fortuna non esiste”, di senechiana memoria. Non resta che farci dire qualcosa di più dal diretto interessato.
Sei un artista poliedrico. Da quale talento sei partito?
A tre anni cantavo le canzoni di Sanremo a mio nonno Nicola Cioce. Era un uomo tutto d’un pezzo eppure quando sentiva la mia voce si scioglieva in un sorriso. Quindi direi che sono partito dal canto. Anche perché prima dei tre anni non ricordo nulla.
C’è una dimensione più tua o ogni settore racconta qualcosa di te?
La seconda che hai detto ma anche la prima. Mi spiego. Scrivere canzoni mi dà una serenità che nient’altro al mondo può offrirmi e parlo solo di cose che partono dalle mie viscere. Recitare o comunque lavorare con la voce parlata mi emoziona come esperienza fisica e intellettuale. Con l’art direction e la grafica invece ho dato sfogo alla mia razionalità e alla mia capacità di sintesi. Ma è nel cantare e più in particolare nel cantare per qualcuno che mi sento uno. Come se in quell’azione io avessi finalmente senso. E’ una performance corporea e “spirituale” al tempo stesso. Non spaventarti per la parola “spirituale”: non voglio dire che canto sotto dettatura di dio o che parlo con gli angeli. Ma non trovo aggettivi più adatti per descrivere quella sensazione di appartenenza e di pace che provo mentre la voce mi attraversa. Se vi ascoltate “Credo” capirai meglio.
Come è nata la collaborazione con Stefano Brandoni? E con Maurizio Baruffaldi?
Tra tutti i bravi artisti e professionisti che hanno collaborato hai scelto proprio i due che conosco da più tempo. Ti dico solo che io e Stefano, Brando per i più, ci conosciamo da quando entrambi avevamo un bel ciuffo. Assistette alla mia prima performance in un “baraccio” a Sesto San Giovanni. Poi ci perdemmo di vista fino a quando, mentre ero art director in Urban, decidemmo di fare un pezzo sui cosiddetti “turnisti”. Cioè su quelli che la musica la suonano nei dischi e dal vivo ma che spesso rimangono dietro le quinte. Decidemmo di intervistare Stefano e il servizio fu affidato proprio a Maurizio Baruffaldi. Maurizio lo conobbi anni prima in un’altra redazione e da allora diventammo amici. A lui, scrittore e giornalista, devo il fatto di avere scoperto che potevo scrivere melodie: le prime note le scrissi per le sue parole. Fu invece proprio Brando, musicista, a farmi scoprire di saper scrivere testi: mi passò una melodia di un bel pezzo, che forse un giorno sentirete, chiedendomi di limarla secondo la mia sensibilità e, in un giorno, scrissi di getto un testo.
Come hai parlato con Seneca? In sogno? 🙂
Chi te l’ha detto? E’ successo pure a te? Di sicuro è capitato a Mario Calabresi che ha rubato a Seneca la frase “la fortuna non esiste” per titolare il suo best seller che ho tenuto sul comodino per un po’. Io ho fatto altrettanto, e così ho titolato la mia canzone e il mio progetto sulla resilienza. Scherzi a parte, in un periodo non facile della mia vita, avevo lasciato il lavoro per intraprendere l’impervia carriera del cantautore, mi ritrovai a terra senza fiducia nel futuro. La lettura del libro di Calabresi mi stimolò a scrivere una nuova canzone, per darmi forza, per dare speranza. Da lì poi l’idea dell’omonimo progetto che sto portando in giro.
Cosa sono questi tuoi concerti-incontro?
Il progetto si chiama “la fortuna non esiste” ma è il suo sottotitolo, “Il segreto dei resilienti”, che spiega di più. Sempre se sai chi sono i resilienti. Io non lo sapevo e l’ho scoperto solo dopo essermi messo alla ricerca di storie di persone che nella loro vita non hanno mai mollato. Che continuano a battersi per le cose in cui credono anche quando tutto intorno sembra remare contro. Persone che non si perdono d’animo e che riescono a rilanciare sempre. Credo ci sia un grande bisogno di buoni esempi. Ma non di supereroi americani e nemmeno di storie iper-tragiche televisive. Vorrei raccontare la straordinaria vita del tuo vicino di casa. Che magari ha fatto e fa cose tutti giorni che nemmeno ti sogni. Ma non è nemmeno cosa ha fatto ma come e perché lo fa. Non è un progetto sulle eccellenze italiane (ben vengano s’intende) ma la voglia di andare a mettere il fuoco sulla scintilla che fa rialzare le persone. Su quella cosa tanto invisibile quanto potente che non ti fa arrendere e che ti da la forza per reagire. In pratica, nelle serate oltre alla musica del sottoscritto, puoi vedere una videointervista dedicata al resiliente scelto e puoi ascoltare il reading di un testo scritto apposta da uno scrittore sulla storia della persona scelta. L’ambizione è quella di riuscire a carpire il segreto di queste persone e di rendere la loro forza contagiosa.
Sei tu il fabbro della tua fortuna?
Sì, o meglio: ci provo. Voglio dire che nel bene e nel male, anche nei momenti più duri, la convinzione di essere in buona parte responsabile del mio destino non mi ha mai abbandonato. Nemmeno quando tutte le porte sembravano, o sembrano, chiuse. Fin qui tutto bene. Peccato però che io sia un raro caso di “pigrone perfezionista”, per cui questa cosa di essere l’artefice della mia fortuna è anche una bella patata bollente. Insomma sono il fabbro della mia fortuna quando non sono impegnato a fare danni.
Convinci in poche parole un lettore ad ascoltare il tuo album
Caro lettore di TAG24, ascolta il mio disco perché, se ti piacerà, ti piacerà tanto. Ci sono canzoni che esplorano il mondo di dentro e che parlano dritto.
Caro lettore di TAG24, ascoltalo perché voce, parole e note sono emozioni quotidiane e straordinarie racchiuse in un file audio.
Caro lettore di TAG24, ascoltalo perché se ti farà male, sarà un bene.
Caro lettore, di TAG24 ascolta il mio disco altrimenti cosa l’hai letta a fare quest’intervista?!
Ascoltalo viaggiando, verso L’ora blu.
Cosa succede il 12?
“La fortuna non esiste” sarà a Pavia e approfitto per specificare che la storia resiliente cittadina è quella di Daniela Bonanni. Una maestra elementare che dal terremoto nel Friuli è arrivata a fondare il mitico locale Spaziomusica (dove si svolgerà la nostra serata) e di lì altre mille iniziative, una vera e propria agitatrice culturale di straordinaria vitalità e tenacia”