Ora Arisa è una delle due vallette del nuovo Festival di Sanremo, in onda in questi giorni su Rai 1, ma, dal suo esordio bomba con “Sincerità” ne ha fatte di tutti i colori. Tanti album molto belli, con la vittoria all’Ariston nel 2014 con la canzone “Controvento”, e molta televisione. La prima intuizione fu di Victoria Cabello (o del suo staff) che la volle a Victor Victoria. Poi arrivarono gli anni come giudice di X-Factor e, infine, la città dei fiori ma in vesti di conduttrice. Vi proponiamo una chiacchierata d’annata, all’alba della sua avventura, quando era appena uscito il suo disco d’esordio. Ecco come raccontava i suoi “ringraziamenti”.
“Dire grazie vuol dire aver ricevuto qualcosa, ed io ho ricevuto tanto”. Inizi così i tuoi ringraziamenti. Una curiosità: tu invece hai dato altrettanto?
Arisa – Non lo so quanto ho dato ma sicuramente ho fatto la mia parte. E’ chiaro che crescendo potrò fare sempre di più ed ora, considerati gli ultimi sviluppi, il mio ruolo nella vita cambia.
Citi la tua famiglia “grazie alla quale ogni giorno capisco il significato della parola amore”. Hai intenzione di fartene una tua a breve?
Arisa – Sì, come canto in “Io sono”. Con Peppe non programmiamo mai troppo perché preferiamo che le cose avvengano naturalmente. Certo è che in questo momento ci stiamo concentrando molto sugli impegni di lavoro.
A Giuseppe Anastasi hai dato “le chiavi di accesso alla anima, alle mia gioia, alle mie insicurezze”. La sua presenza fa parte del tuo equilibrio di vita e anche artistico?
Arisa – Peppe è il mio equilibrio. Intorno a noi due abbiamo costruito il nostro mondo. Artisticamente il suo talento nello scrivere canzoni bellissime si sposa perfettamente col fatto che mi conosca profondamente. Un bravo autore ha la capacità di entrare nella testa dell’interprete ma lui ha ancora più vantaggio e questo si rispecchia nel nostro connubio musicale.
“L’altra famiglia, Maurizio Filardo e Giuseppe Mangiaracina” è il team artistico MaFi che ti ha prodotto l’album. Famiglia perché lavorate da anni al tuo progetto o per un feeling più profondo della mera musica?
Arisa – Sinceramente ci conosciamo da poco tempo. Il termine “famiglia” nasce più dal feeling di cui parlavi nella domanda ed anche dalla vita di Peppe. Quando non se la passava benissimo Maurizio ha creduto in lui e, senza chiedere soldi o altre garanzie, gli ha aperto le porte del suo studio di registrazione. Questo enorme gesto di fiducia sul mio ragazzo l’ho vissuto sulla pelle anch’io.
Perchè il CET è “l’esperienza musicale e umana più bella della mia vita”?
Arisa – Perché è un posto magico dove si respira la musica. Oltre a Mogol, che è un grandissimo, ci sono tanti ragazzi talentuosissimi. Stare lì in mezzo vuol dire confrontarsi con gente che vuole le stesse cose tue e quindi è una crescita costante. Oltretutto è al CET che ho incontrato Peppe.
La Warner ti ha “adottata” facendoti sentire “da subito a casa”. E’ bello lavorare con una major?
Arisa – Credo di sì ma la mia esperienza è solo con la Warner. Ti posso dire che sono tutti molto gentili ma ovviamente si parla di lavoro e questo è un buon momento lavorativo. Sarebbe stupido non pensare che ognuno pensa ai propri interessi, compresi noi. E’ un dare avere naturale che bisogna sempre tenere a mente. Però non è una regola che in un rapporto di lavoro si viva a suon di baci e questo, finché dura, lo apprezzo e lo vivo bene. Per esempio il mio ufficio stampa svolge per me una mansione precisa ma è anche molto simpatico e questo mi piace.
Leggo “Ringrazio la Basilicata tutta”. E’ una regione meno famosa di altre. Credi che invece valga la pena di scoprirla?
Arisa – Assolutamente sì. Credo che meriti una possibilità come tutte le altre. I boschi lucani, il cibo lucano e le aree lucane sono un vero e proprio dono di Dio.
Perché ringrazi “Renato Pozzetto”. Lo conosci di persona?
Arisa – No, purtroppo no. Lo ringrazio perché mi ha aiutato tanto, però, a sviluppare la mia ironia che considero importante per affrontare la vita.
“Danielona, Katia e Dori” chi sono esattamente?
Arisa – Sono mie carissime amiche. Anche dopo Sanremo, nonostante gli impegni siano tanti, rimangono tali e, appena posso, scappo da loro per farci qualche risata insieme.
Considerando l’articolato ringraziamento a Dio mi viene spontaneo chiederti che rapporto hai con la fede?
Arisa – Il mio è un rapporto con Dio e non con la Chiesa. Lo so che è molto comodo comportarsi così perché ci libera dagli oneri domenicali ma io la vivo così. Sento la presenza di Dio in me, sento che c’è sempre qualcuno che mi capisce. Durante il giorno spesso chiedo a Dio di aiutarmi.
Chi ti auguri di ringraziare in futuro… chi ti piacerebbe ospitare nel tuo prossimo lavoro?
Arisa – Mi piacerebbe molto ospitare la mia sorellina. Adesso ha di cassetta anni ma un giorno canterà con me. Ha la stessa passione per la musica e le auguro di seguire le mie orme. Al momento sta vivendo il mio successo in modo entusiastico ma ha anche paura che non abbia più tempo per andarla a trovare. Invece ci riesco sempre.
A quale artista credi di dover dire “grazie” perché ha avuto un peso fondamentale nella tua formazione musicale?
Arisa – Ti rispondo in modo forse un po’ egoistico ma sincero. Dico grazie a me stessa. La mia formazione è stata un percorso che io ho intrapreso e portato avanti e su cui ho lavorato tanto. Ascoltavo Michael Jackson, Celine Dion, Mariah Carey. Tutte queste voci bellissime ma complicate mi sono servite per arrivare alla semplicità della mia. Come nella pittura Picasso è partito dalla raffigurazione classica per arrivare al cubismo così anch’io sto cercando di sfrondare tutto partendo da molto lontano.
Infine il grazie più importante. Ti chiedo di pensare ad una persona, un luogo o un avvenimento che sono stati fondamentali nella tua vita…
Arisa – Scelgo i miei genitori e, in particolare, i loro no. Mi hanno dato la forza per lottare per avere quello che volevo e per ottenerlo senza tradire me stessa e la loro fiducia.