Il caos che ha investito in questi mesi la facoltà di Medicina in Italia, tra test a numero chiuso, scandali e ricorsi al Tar, è sfociato in una riforma che accorcia i tempi della specializzazione per gli aspiranti medici, consentendo loro di sostenere tirocini anche in strutture ospedaliere non universitarie. Queste appena elencate sono solo due delle novità presenti nel restyling operato dal ministero per ovviare alle numerose criticità emerse in questi anni. Tra le nuove linee guida una riguarda anche gli studenti di medicina iscritti in università straniere, per i quali si è espressa ieri l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con una sentenza che chiude la lunga e tormentata vicenda degli studi all’estero in campo medico: “Gli studenti di Medicina iscritti nelle Università straniere possono trasferirsi nuovamente in Italia, senza superare il test d’ammissione”.

Siamo di fronte ad un giudizio che farà storia in quanto a partire da domani, i 44mila studenti che sono stati bocciati al concorso in Italia e hanno deciso di andare a studiare all’estero non potranno tornare e sedersi sui banchi di medicina nostrani così facilmente. Se da un lato, infatti, è stato abolito l’obbligo di sostenere il test, dall’latro bisognerà necessariamente rispettare criteri ben definiti “per evitare l’aggiramento del numero chiuso e per garantire un’elevata qualità dell’istruzione universitaria nazionale”.

“Ciascuna università – ha stabilito l’Adunanza plenaria – deve accogliere le istanze degli studenti ma nel rispetto ineludibile del numero di posti disponibili per trasferimento, così come fissato dall’Università stessa per ogni accademico in sede di programmazione, in relazione a ciascun anno di corso”.

“L’accoglimento dell’istanza è subordinato a un rigoroso vaglio, in sede di riconoscimento dei crediti formativi acquisiti presso l’università straniera in relazione ad attività di studio compiute, frequenze maturate ed esami sostenuti, della qualificazione dello studente, secondo parametri che ogni ateneo potrà predeterminate”. Questo il parere emesso dai giudici.