Insieme al mio amico e collega Andrea Di Ciancio, per la trasmissione che ogni giorno curiamo su Radio Cusano Campus, abbiamo deciso, dopo una segnalazione arrivata in redazione, di andare a vedere con i nostri occhi che aria tirasse al Pigneto, storico quartiere della Capitale. 

Pigneto, nel triangolo della vergogna spaccio di droga in pieno giorno. Di spaccio al Pigneto nei vicoli della movida frequentati in particolar modo da giovani e studenti universitari si parla ormai da tempo. Siamo stati messi sul chi va là, però, da una denuncia anonima che un ascoltatore di Radio Cusano Campus ci ha fatto pervenire. Nel suo messaggio, c’era scritto più o meno così: “L’altra sera sono stato al Pigneto con degli amici. All’improvviso sono stato accerchiato da alcuni ragazzi di colore, hanno iniziato a spintonarmi e ad insultarmi. Poi mi hanno detto  che sono una guardia che nel quartiere non devo mettere più piede. Io non sono un poliziotto, ovviamente mi sono spaventato e me ne sono andato”.

Pigneto, market della droga a cielo aperto. Dopo aver ascoltato queste parole, abbiamo deciso di vederci chiaro. Armati di registratore siamo andati al Pigneto qualche giorno fa, in pieno pomeriggio. Giusto per fare una passeggiata alla luce del sole e dare una rapida occhiata alla situazione. A questo, punto, una piccola precisazione è d’obbligo. Siamo entrati in una zona che è definibile come un vero e proprio triangolo della vergogna. Via del Pigneto, via L’Aquila e circonvallazione Casilina. Tre strade lunghe circa trecento metri, che racchiudono altrettante viette che si trovano a pochi passi dalla Basilica di San Giovanni. È un piccolo paese nel cuore di Roma, dove furono girate alcune scene del mitico film di Alberto Sordi, “Un Borghese Piccolo Piccolo”, in cui i residenti lamentano di essere “Letteralmente ostaggio degli spacciatori”.

Gli spacciatori che assediano il Pigneto sono quasi tutti nordafricani, anche se non mancano gli italiani. Ci guardano con curiosità. Probabilmente non abbiamo l’aspetto dei loro clienti abituali. Ci sorridono, ci chiedono se va tutto bene. Non sanno se siamo poliziotti, semplici curiosi, giornalisti oppure, davvero, semplici clienti.
Al Pigneto, nel triangolo che ha per lati via Prenestina e Via Casilina, ci si sente decisamente osservati. Notiamo che all’inizio di ogni vicolo c’è una persona. Per strada, tra anziane signore che tornano a casa con la spesa e negozianti dalla faccia un po’ arrabbiata, si contano almeno cinquanta nordafricani. Fanno i simpatici, cercano di capire se in qualche modo hai intenzione di fregarli. Anche se qualcuno, più spavaldo, prova subito a venderti roba.

Al pigneto, nel triangolo della vergogna, si spaccia ogni tipo di droga. “Voi fuma?” ci sussurra un ragazzo seduto sui gradini di un portone. Lui sembra italiano, accanto a lui ci sono altre due persone di colore. Facciamo finta di non sentire e proseguiamo la nostra passeggiata. Percorriamo una decina di metri e ci fermiamo davanti a un altro gruppetto di persone. Ci sono due uomini e una donna. Ci guardano. Ci studiano. Da una parte avrebbero voglia di cacciarci via, perché probabilmente ci hanno preso per poliziotti. Oppure per curiosi che comunque rischiano di disturbare il regolare andamento degli affari. Non fanno la prima mossa. In effetti potremmo anche essere dei clienti un po’ timidi. Gli facciamo un cenno, portando l’indice della mano verso il naso, mimando impercettibilmente il gesto classico, per i consumatori di cocaina, della pippata. In pratica gli stiamo chiedendo se hanno roba, ma senza fiatare. Scattano tutti e tre e vengono verso di noi.

Siamo al Pigneto, a pochi metri da noi alcuni operai stanno lavorando sull’isola pedonale. “Vuoi fumo, vuoi roba, ce l’abbiamo”. Sono tre persone di colore. Probabilmente nordafricane. C’è una donna. Parla solo uno. L’altro annuisce. Trattiamo un po’. Vogliamo sapere cosa vendono. Erba? Cocaina? Eroina? “Abbiamo tutto”, taglia corto il pusher.

Gli chiediamo della cocaina. Lui ci fa una proposta bizzarra. “Dieci grammi cinquanta euro”. Qualcosa non torna. La cocaina costa così poco? Oppure i tre tipi che abbiamo davanti a noi vogliono gabbarci in qualche modo, perché hanno capito che sul tema sostanze stupefacenti siamo veramente due allocchi? L’ipotesi più concreta è la seconda. I costi della cocaina cambiano di nazione in nazione, città in città. La cocaina può costare un dollaro al grammo nel suo paese di origine (Colombia e Bolivia) e il prezzo raddoppiare ad ogni dogana oltrepassata. Secondo recenti stime, in Italia, il costo medio della cocaina al grammo si aggira intorno ai 65 euro per il consumatore, mentre un Kg all’ingrosso si aggira intorno ai 33mila euro. Negli ultimi anni si è registrata una diminuzione vertiginosa del costo della cocaina in quanto i clan organizzati la preferiscono all’eroina. L’eroina, che comunque al Pigneto, nel triangolo della vergogna, è oggetto di spaccio dalle tre del pomeriggio fino a tarda serata,  è una sostanza più  letale della cocaina o meglio, porta più velocemente alla morte rispetto alla cocaina. Questo fa sì che il consumatore si possa “spennare” di meno e soprattutto dà vita a maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine nei principali mercati al dettaglio, generando più arresti e sequestri di ingenti quantità di droga che vengono sottratte allo spaccio. Questa politica ha spinto molto la cocaina che oggi giorno è spesso venduta anche in micro dosi da 15 euro.

Pigneto, supermarket della droga. Nel triangolo della vergogna, residenti ostaggio degli spacciatori. Insomma, è vero che nel corso degli ultimi anni il costo della cocaina è diminuito tantissimo e questo ha generato una vera e propria epidemia in Europa ed in Italia, ma l’offerta di questo pusher è veramente troppo al ribasso. Così decidiamo di salutarlo e di proseguire la nostra passeggiata al Pigneto. E’ un assolato pomeriggio di gennaio.  Sono le quindici e trenta. Siamo a Roma, in quello che, tra via Prenestina e Via Casilina, è stato ribattezzato come il triangolo della vergogna.

Facciamo un centinaio di metri. Ci sentiamo osservati. All’inizio di ogni strada c’è qualcuno che sembra controllare tutti quelli che passano. E anche delle persone che si affacciano in modo metodico alle finestre esercitano una certa pressione psicologica. Cerchiamo di restare vigili in questa zona del Pigneto in cui lo spaccio di droga sembra quasi una cosa normale, quando a scuoterci arriva lui: “Ehi fratello, tutto bene, serve qualcosa?”

E’ uno spacciatore. Uno dei tanti. Dopo averci scrutato bene ha deciso di fidarsi. Iniziamo a contrattare per un po’ d’erba. Il fumo, ovviamente, non manca. Per renderci credibili e conquistare la sua fiducia, gli chiediamo di venderci un po’ di cocaina.  Gli diamo i soldi, lui si allontana per qualche minuto e a noi viene addirittura il dubbio che sia scappato col contante. In realtà è a una decina di metri da noi, è entrato in un portone sorvegliato da altri tre nordafricani. Quando torna sorride. “Non è che mi arrestate eh…”, domanda prima di darci la merce. Lo tranquillizziamo. Ci dà la roba.

Yaya, abbiamo deciso di chiamarlo così, sembra quasi un commesso. Solo che questo non è un supermercato. E non vende frutta o verdura. Ma morte. Iniziamo a fingerci interessati all’acquisto di altri tipi di sostanze. Incuriositi da un mondo delle droghe che, gli confessiamo candidamente, ancora dobbiamo scoprire. Lui è pronto a farci da cicerone. “Io ho tutto e la roba mia è ottima”. Gli diciamo che però abbiamo paura. Gli diciamo che lo dicono tutti che la cocaina fa male.  Lui è spavaldo. “La mia ha una qualità ottima, assicura. Se ti va possiamo anche provarla insieme”.

Ovviamente non è vero. Non esiste una cocaina buona. Per farvi un’idea dell’incredibile danno che ogni tipo di sostanza stupefacente genera in chi ne fa uso, ascoltate l’intervento che questa mattina, su Radio Cusano Campus, nel corso della nostra inchiesta sullo spaccio al Pigneto, ha fatto Diego, responsabile della Narconon. Per ascoltare le sue parole, vi basterà cliccare qui.

Tornando al Pigneto, e al nostro dialogo con lo spacciatore nel bel mezzo del triangolo della vergogna. Restiamo scettici, gli facciamo qualche altra domanda. Gli diciamo che dobbiamo organizzare una festa. Cocaina o eroina, lui cosa può procurarci? E che cosa consiglia? “Io ho tutto risponde lo spacciatore”, che aggiunge  “La la cocaina è meglio. La uso anche io. L’eroina fa più male. E poi la cocaina ti fa stare allegro, l’eroina triste”.

Spaccio al Pigneto, i pusher si fanno concorrenza tra di loro. Ci congediamo ridandogli la cocaina e dicendogli che può comunque tenersi i soldi. Gli promettiamo che comunque saremmo presto tornati a trovarlo. Lui ci lascia addirittura il suo numero di telefono. E ci fa una raccomandazione: “Attenzione a quelli che vi vendono la droga. Alcuni vogliono fregare il cliente, altri non sanno neanche cosa si trovano a vendere, magari gli chiedi la cocaina e ti danno l’eroina”.  Le anime nere dello spaccio al Pigneto, quindi, si fanno concorrenza tra di loro. Strano.  Lo ringraziamo, appuntiamo il suo numero di telefono e decidiamo che per oggi può bastare così.

La nostra inchiesta rischia di finire male. Minacciati nel cuore dello spaccio di droga al Pigneto.  Facciamo per andarcene, ma dopo pochi secondi ci accorgiamo che un altro nordafricano che evidentemente conosce bene le dinamiche dello spaccio di droga nelle vie del Pigneto  ci sta seguendo. Ci prepariamo al peggio. E invece il tipo vuole darci anche lui un consiglio. Ci dice: “Non fidatevi di Jaja. Quello prende i soldi e scappa. Se dovete comprare qualcosa, venite da me”. Insomma, non solo al Pigneto, in quello che è stato dai residenti ribattezzato come il triangolo della vergogna, ti offrono ogni tipo di droga alle tre e mezza del pomeriggio, alla luce del sole, come se si trattasse di bere un caffè. Si fanno anche concorrenza tra di loro. Facciamo per andarcene davvero, percorriamo qualche metro, cercando di arrivare presto alla macchina, perché ci sentiamo particolarmente osservati. E infatti ce n’è un altro di nordafricano  che questa volta ci sta inseguendo con fare minaccioso. “NON PERMETTETEVI PIU’ DI VENIRE QUI, ANDATE VIA”, ci grida.Riusciamo a seminarlo. Montiamo in macchina. Ci allontaniamo.

I residenti del Pigneto cercano in tutti i modi di combattere queste dinamiche. Non ne possono più di assistere impotenti ad uno spaccio di droga che nel triangolo della vergogna va avanti di pomeriggio e di sera, come se niente fosse. I residenti del Pigneto, stanchi del traffico di droga che ha reso tristemente famose le vie di questo storico e fantastico quartiere, ogni lunedì sera si incontrano nella biblioteca comunale. Siamo andati a farci due chiacchiere. Abbiamo trovato diverse persone pronte a combattere. Tra loro Marco, ad esempio. Che sullo spaccio al Pigneto ci ha detto: “Questi spacciatori non sono cani sciolti, c’è la criminalità organizzata dietro. Si parla di Camorra e di una famiglia romana radicata sul territorio, che gestisce tutto. Gli spacciatori del Pigneto spesso si interscambiano con quelli di San Lorenzo. Mollare? Cambiare quartiere? Molte persone che conosco lo hanno fatto. Io no. Non voglio dargliela vinta”.

Una residente del Pigneto che per combattere lo spaccio di droga è sempre stata in prima linea è Vladimir Luxuria. L’abbiamo contattata.  “Tutte le persone vengono importunate dagli spacciatori -spiega Luxuria- che a volte reagiscono male se qualcuno in maniera infastidita dice che non è interessato all’acquisto”.  A suo dire, però, qualcosa è cambiato o sta cambiando. “C’è stato l’intervento delle forze dell’ordine. C’è stata una diminuzione degli spacciatori, perché prima c’era una vera e propria occupazione militare”.

Per ascoltare l’intervento integrale di Vladimir Luxuria in merito all’inchiesta sullo spaccio di droga al Pigneto trasmessa da Radio Cusano Campus, basta cliccare qui.