C’era una volta il calciomercato e la Serie A era il teatro dei sogni. C’era una volta il calciomercato, e la Serie A scippava ai campionati esteri i migliori giocatori del mondo. 

C’era una volta il calciomercato, quello vero, quello dove la Serie A poteva permettersi di vedere Zico con la maglia dell’Udinese, per non parlare dei vari Maradona, Falcao, Platini, Van Basten, solo per fare pochi nomi targati anni 80, arrivati in Italia a suon di miliardi (di lire).

C’era una volta il calciomercato, quello che faceva sognare i tifosi, quello dove giravano soldi, idee e prestigio. Quello in cui la Serie A era il campionato più ambito del mondo, quello in cui le sette sorelle guidate rispettivamente da Cragnotti (Lazio), Cecchi Gori (Fiorentina), Tanzi (Parma), Sensi (Roma), Berlusconi (Milan), Inter (Moratti), Agnelli (Juventus) si sfidavano a suon di offerte per portare in Serie A i giocatori migliori del mondo.

Immaginate oggi, se durante questo calciomercato, in Serie A si assistesse ad esempio ad una vera e propria battaglia per portare in Italia, strappandolo al Real Madrid, Cristiano Ronaldo. Ecco, nel 1997 accadde, con un derby di calciomercato tutto tricolore in cui alla fine fu l’Inter a battere la Lazio allo sprint finale e ad aggiudicarsi Luis Nazario De Lima, in arte Ronaldo, il Fenomeno in fuga dal Barcellona.

C’era una volta il calciomercato, quello vero. Quello in cui Sensi in un’estate comprò dalla Fiorentina per 70 miliardi Gabriel Omar Batistuta, e portò in Serie A Samuel ed Emerson. C’era una volta il calciomercato, quello vero, quello in cui Cragnotti in un blitz di poche ore regalò Vieri alla Lazio acquistandolo mentre era in vacanza in Costa Smeralda, a bordo della sua barca.

C’era il calciomercato, una volta, in Serie A. Ma mica come il calciomercato di oggi, fatto di prestiti, scambi, occasioni low cost e colpi last minute. C’era un calciomercato, una volta, in cui Berlusconi andava a prendere Van Basten e Gullit, Boban e Savicevic. In cui Moratti si regalava Roberto Baggio o la Juventus strappava alla concorrenza Ibrahimovic per completare un pacchetto offensivo già composto da Del Piero e Trezeguet.

C’era una volta il calciomercato, in Serie A. Quel calciomercato che lasciava tutti con il fiato sospeso, che teneva i tifosi incollati alle radioline, che faceva sognare e anche indignare, per l’incredibile quantità di soldi che venivano spesi. Ora la Serie A è la periferia del calcio europeo. Lo dimostrano il Galliani alla “disperata” ricerca di prestiti o l’Inter, che spaccia per colpi clamorosi l’arrivo di giocatori buoni, sì, ma nulla di più. E che soprattutto, nelle squadre da cui provengono, quasi mai giocavano titolari.

C’era una volta il calciomercato, in Serie A. Speriamo, per orgoglio tricolore, che almeno la Juventus tenga duro e resista alle sirene che chiamano Pogba. Il francese, in attesa dell’eventuale definitiva esplosione di Felipe Anderson, al momento è l’unico vero fuoriclasse che gioca nel nostro Campionato. Sarebbe un peccato, tra un anno, vedere anche lui in Inghilterra. In Germania. O in Spagna.