Il cuore che inizia a battere più forte, il tremolio alle gambe, la pelle del viso che assume un caratteristico pallore “lunare”, la fronte che si imperla di sudore. Sono questi i sintomi fisici della paura; quella sensazione che ci attanaglia e che ci immobilizza. Retaggio dell’evoluzione la paura è in realtà un sentimento necessario che attiva la prudenza e permette la sopravvivenza dell’individuo in caso di pericolo. Poeti, artisti, scrittori, musicisti e filosofi hanno raccontato la paura ognuno con il proprio linguaggio.
La paura nell’arte
Celebre il dipinto di Edward Munch “L’Urlo” che ha racchiuso il terrore con il suo tratto inconfondibile. Un opera che rappresenta l’autore stesso, che con terrore tenta di gridare tutto il suo disagio. Un opera che tocca il tema dell’abbandono e colpisce proprio per il suo significato drammatico.
La paura nella letteratura
Parlando di poesia come non citare poi Giovanni Pascoli che in “La Vertigine” descrive il senso di sgomento che egli prova dinnanzi al terrore di essere sospeso nel vuoto e di venire proiettato vertiginosamente verso gli spazi stellari. Un timore che viene trasferito nel lettore stesso. Difficile poi non ricordare autori stranieri che hanno fatto della paura il loro mestiere. Edgar Allan Poe ne “Il pozzo e il pendolo” riesce per esempio ad ispirare paura nel lettore, a causa della particolare attenzione dedicata alle percezioni sensoriali, come il suono, che ne enfatizza il realismo. Arrivando ai giorni nostri Stephen King, con i suoi oltre 400 milioni di libri venduti, è riuscito ad evocare altrettanti brividi nei suoi più accaniti lettori.
E nella musica
Anche nella musica siamo in grado di trovare composizioni evocative di uno stato di tensione e terrore. Nell’opera dal chiaro nome “Danza Macabra” il compositore francese Charles Camille Saint-Saëns trasporta pathos e angoscia in una partitura pregevole quanto “orrorifica”.
E la scienza?
Anche la scienza ha dato il suo contributo. Secondo un recente studio, di due gruppi di ricerca indipendenti guidati da Bo Li, del Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL) di New York e da Gregory Quirk, dell’Università di Porto Rico, le nostre fobie e i nostri timori hanno un unico responsabile: L’Amigdala. Nel dettaglio “l’interruttore” di tutte le angosce risiederebbe nel nucleo paraventricolare del talamo (Ptv), una regione del cervello estremamente sensibile alle sollecitazioni e che agisce come sensore per le tensioni fisiche e psicologiche. Spegnerlo farmacologicamente, spiegano gli autori, potrebbe portare ad una diminuzione della paura in soggetti che soffrono di fobie o attacchi di panico. C’è però da chiedersi se un po’ di sano terrore non sia fondamentale per evitare che un semplice “timore” divenga una vera tragedia in chi, imprudentemente, azzarda nei confronti della vita.