Piji è un nome di culto. Esiste un mondo di addetti ai lavori e amanti della musica dal palato fino che lo inneggiano a nuovo eroe nazionale. Proprio lui… quel ragazzo dall’immagine retrò e schiva, ben lontana dagli standard hip hop del momento. Alle spalle ha una carriera già ricca di premi e passaggi importanti e nelle scarpe migliaia di chilometri tra concerti, interviste ed interventi artistici di vario genere. La nuova mattonella di questo percorso dorato verso il Mago di Oz si chiama “Cervello in fuga”. Ce la illustra l’esimio cantautore.
Innanzitutto vogliamo sapere adesso dov’è il tuo cervello. L’ultima cartolina da dove l’ha mandata?
Da Parigi. Non poteva non essere là, siamo tutti là.
Ci ridiamo sopra perché siamo, appunto, senza cervello. La situazione però non ti sembra tragica?
Non c’è dubbio. Penso che questo scambio culturale tra Italia ed estero sia una gran cosa ma, per come stiamo messi, per noi è troppo più facile andare via che accogliere nel nostro paese e non tanto per scelta quanto per obbligo.
Credi ci possa essere una soluzione politica?
Non sta a me dire nulla in proposito ma penso che chi dovrebbe farlo dedichi troppi pochi investimenti alla cultura. Lo so che problemi come la disoccupazione sono più incalzanti ma la cultura ha il potere di far crescere una comunità. Non sarebbe bello per una volta pensare alla gallina del domani invece che sempre all’uovo di oggi?
Sei intelligente ed hai talento. Cosa ti incatena a Roma?
La verità è che con l’Italia ho un legame pazzesco e, per questo motivo, mi ci dedico molto attraverso la musica. Roma, poi, dove vivo, è una città che adoro e che abbraccio nei suoi pregi ma anche nei suoi tanti difetti. Come si fa in amore. Mi lega, infine, alla nostra terra la bellezza della lingua che esploro come cantautore e come conduttore radiofonico.
A proposito di lunga italiana, secondo te è facile portare fuori dai confini canzoni nel nostro idioma?
Sembrerebbe di sì. So che in Francia il pubblico impazzisce per Paolo Conte e Gianmaria Testa. Lo spazio c’è, il problema è trovarlo.
Come è nata l’idea del video?
Esasperando il testo della canzone. In fondo nel video raccontiamo la storia di due successi, il corpo diventa in Italia uomo gossip dell’anno mentre il cervello, che si chiama Brian The Brain, vince il Nobel per la medicina all’estero.
Proponi un genere non moderno come l’electroswing. E’ la tua natura o è una scelta precisa di staccarsi dai fenomeni musicali del momento?
Per me si tratta di un nuovo amore. L’ho abbracciato da circa tre anni, prima arrivavo dallo swing al jazzato. L’electroswing, però, ha subito saputo diventare il mio giocattolo preferito per due motivi. Il primo è che in Italia a farlo c’è solo l’amica e bravissima cantautrice Simona Molinari mentre di uomini non ce n’è e quindi posso giusto copiare me stesso. Il secondo è che trovo sia il mio modo di attualizzarmi.
Se esistesse un talent per cantautori ci andresti?
In generale non amo il format a prescindere. Sarebbe però il benvenuto un talent sui cantautori purché fosse inteso come talent di inediti e, magari, fosse arricchito da ospiti prestigiosi in tal senso.
Ti regalo un’enorme gomma da cancellare. Come la usi?
Cancellerei in tutti noi le parti mal funzionanti del cervello. Intendo sia quelle che leggono la realtà in modo frivolo e superficiale sia quelle che ci fanno compiere fatti orrendi come ci mostra sempre più spesso l’attualità.