Jacopo Ratini è un nome che a Roma è molto amato. Perché appartiene a quella macro-generazione di cantautori che non ha fatto in tempo a prendere l’ultimo treno degli anni novanta e si è dovuta confrontare con l’alba del web. Quando c’è la musica, però, la strada si trova sempre e di strada ne ha fatta tanta questo ragazzo che, con le sue forze, è arrivato al Festival di Sanremo del 2010 con la canzone “Su questa panchina” dopo aver collezionato più premi di Ibrahimovic in giro per l’Europa. Ora è pronto per una nuova sfida che si concretizza nella pubblicazione del singolo “Il colore delle idee”. Parliamone un po’ con lui.
E quindi quale colore hanno le idee?
Variabile. Come l’umore. Il colore delle mie idee, ad esempio, a volte è rosso fiammante, altre volte segue le sfumature del blu o del verde; altre ancora è semplicemente bianco o nero…
Ti sei avvalso della produzione di Nicco Verrienti. Che esperienza è stata lavorare con un amico?
Un’esperienza da ripetere. Nicco ha un’empatia e una sensibilità umana ed artistica che in pochi posseggono. E, in più, l’orientamento musicale “pop” che ci accomuna ha reso il nostro lavoro artistico molto più semplice.
Fin dai tempi di Sanremo hai scelto di autoprodurti. Credi sia la chiave per sopravvivere?
Quella di autoprodurmi è stata una scelta obbligata perché non ho mai trovato un addetto ai lavori che volesse puntare seriamente su di me. Autoprodursi, come ogni lavoro autonomo, ha dei vantaggi e degli svantaggi. Ci si sopravvive ma non è detto che ci si svolti la vita.
A proposito di Sanremo, cosa ti porti dentro di quella volta all’Ariston?
Un vestito rosso sgargiante, una grande adrenalina, un’emozione più unica che rara e un’orchestra intera che suona un mio brano…
Come nasce il concept del video?
Dall’idea di voler dare un impatto visivo alle parole che cantavo. Volevo mostrare al pubblico le immagini da cui ero partito per scrivere questa canzone. Creare una storia a fumetti è uno strumento molto efficace per catturare l’attenzione di chi osserva il videoclip di un brano. Un plauso a Lorella Palma per aver dato forma e colore alle mie idee.
È in arrivo il tuo terzo album. Che direzione hai preso?
Ancora è presto per parlare del nuovo album. Ve lo racconterò tra qualche mese, quando avrò più chiaro anche io il percorso che sto facendo. Promesso!!!
Sei molto legato alla poesia. Quindi è vero che l’arte non è a compartimenti stagni?
Secondo me i testi delle canzoni dovrebbero essere delle poesie senza metrica o rima obbligatoria. Se un testo è bello da leggere anche senza musica, sarà sempre efficace. Il mio modo di esprimermi è sempre stato influenzato da tanti aspetti artistici: canzoni, poesie, romanzi, film, quadri, immagini, favole scritte sui muri… Nel mio piccolo ho sempre cercato di creare, lì dove è possibile, un ponte e un collegamento tra il mondo sensoriale e immaginario.
Considerato il tuo look storico, ti regalo una spada da samurai. Come la usi?
Mi ci taglio la cipolla e mi faccio un bel caschetto.