Lo sport come veicolo di integrazione e formazione. Lo sport per abbattere pregiudizi e distanze. Per le persone con la sindrome di Down questo vale ancora di più.

Sport e sindrome di Down. Sì è capito ascoltando le storie di Salvatore, Livia e Ambra, tre persone con la sindrome di Down che ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano  che si può ascoltare sugli 89.100 a Roma e nel Lazio e in streaming sul sito www.radiocusanocampus.it,  in rappresentanza dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) hanno raccontato le proprie esperienze in ambito sportivo.

Sport e sindrome di Down. Livia fa nuoto sincronizzato e quando parla dello sport che pratica le brillano gli occhi: “Adoro questa attività, amo stare a contatto con l’acqua. Mi piace lavorare alle coreografie, faccio nuoto sincronizzato da sette anni e ormai ho imparato ad andare a tempo con la musica, quella che io preferisco è dei Queen. In piscina, quando mi esercito, mi sento davvero me stessa”. Livia, 22 anni, ha vinto diverse medaglie nel nuoto sincronizzato, ma a parlando dei trofei che può vantare fa la modesta:  “I premi sono sinonimo di impegno. Chi li vince, se li merita.  A questo proposito devo ringraziare le mie allenatrici Elisa e Sabrina e mio padre, Marco, che mi accompagna sempre dovunque vado”.

down nuoto

A Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano che sta dedicando questa settimana alla sensibilizzazione e alla conoscenza nei confronti della sindrome di Down, ha parlato del proprio rapporto con lo sport anche Salvatore, ragazzo down di 13 anni: “Gioco a rugby da quando ero piccolissimo e suono anche la chitarra. Adoro il rap”. Il suo grande amore, però, lo sport a 360 gradi, con una predilezione particolare per il rugby: “Ho già vinto qualche trofeo e ho diversi attestati, ma la soddisfazione massima per è me giocare a rugby,  perché questo sport mi aiuta ad andare oltre la meta”.  salvorugbyDopo Salvatore è stata la volta di Ambra. La danzatrice del gruppo. Ha 22 anni, un sorriso luminoso come il sole ed è una ballerina nata. Quando parla della danza, lo fa con la gioia negli occhi. “Ho fatto ogni tipo di danza, dal classico al moderno. Ho ballato anche il flamenco e l’hip pop. Mi alleno tutti i giorni, dal lunedì al venerdì”. La danza per Ambra è fondamentale. Lei stessa lo conferma: “Per me ballare è importantissimo. Riscopro ogni volta il contatto col mio corpo. La danza è la mia vita, io riesco a superare le mie difficoltà anche attraverso il ballo”.

6_FRA3567Sport e Sindrome di Down. Anche Ambra nonostante la giovanissima età ha vinto già diversi premi:  “Ho vinto una borsa di studio, io e il mio papà siamo andati da Roma a Palmi per imparare altre coreografie. E’ stato un po’ faticoso ma sono riuscita a fare tutto, abbinando danza e scuola”. Si emoziona, Ambra, quando parla del padre: “Quando mi vede danzare si commuove sempre”. Ambra mentre balla ci mette tanta gioia. Lo fa con un gruppo di ragazzi normodotati, ma non si abbatte. Dedica alla danza almeno un’ora e mezza al giorno.  Come lei sono tantissimi i ragazzi down che nello sport trovano una palestra importantissima per affrontare la vita quotidiana. Lo sport è sinonimo di integrazione. Nello sport ci sono regole che valgono per tutti. Non c’è falsa compassione, non ci sono pregiudizi.

Sport e sindrome di Down. La formazione delle persone con sindrome di Down e di chi gli sta attorno può passare anche da una palestra, da un campo di calcio, da una piscina o da un campo di rugby. Perché in fin dei conti,  nel confrontarci con le regole di uno spogliatoio  siamo tutti uguali e davanti ad una coreografia da realizzare, un rigore da tirare o una meta da mettere a segno, si viene giudicati per l’impegno ed il talento. E un cromosoma, in più o in meno che sia, smette davvero di fare la differenza.