Islam uguale terrorismo? Gli islamici sono tutti potenziali terroristi? Mentre la Francia tenta di tornare alla normalità dopo la “più grande manifestazione nella storia dell’Europa”, che si è svolta ieri per le vie di Parigi, Tag24 ha incontrato Tiziana Ciavardini, antropologa, giornalista, studiosa che ben conosce il Medio e l’Estremo Oriente così come il Sud Est Asiatico e ascoltando le sue opinioni in merito alle stragi di Parigi, ha cercato di trovare un punto di vista differente.
Quello che è accaduto a Parigi ha sconvolto l’Europa. In tanti si chiedono se accadrà ancora. Succederà ancora secondo lei? Quali sensazioni ha?
Quello che é accaduto a Parigi é stato qualcosa di inaspettato e dal quale difficilmente riusciremo a riprenderci. É stato cosí forte, quasi surreale che nemmeno un bravo regista di film d’azione sarebbe stato in grado di ideare. Ci sentiamo ancora tutti sconvolti, indignati, arrabbiati, delusi e soprattutto inermi. Oggi piú che mai non sappiamo contro chi dobbiamo combattere, da chi difenderci. Accadrá ancora? Purtroppo sí e dobbiamo prenderne coscienza, senza allarmismi, ma la macchina del male non si é fermata a Parigi. Succederá ancora, perché gli intenti di chi si cela dietro questi terroristi che tutti chiamiamo islamici é quello di creare piú confusione possibile, piú morte possibile. Sono atti criminali, alla cui base non ci sono motivazioni religiose come potrebbe apparire in un primo momento bensí interessi politici ed economici molto piú complessi di quelli che possiamo immaginare. Noi siamo semplici spettatori, vittime o eroi a seconda dei casi. Islamici tutti terroristi? La religione in tutta questa vicenda é una scusa, il capro espiatorio d’eccellenza. Succederá ancora perché il fenomeno del terrorismo ha un unico scopo: quello di instillare una paura generale nell’opinione pubblica, paura verso l’Islam e purtroppo anche questa volta come avvenne nel 2001 con l’attacco alle Torri Gemelle ci sono riusciti molto bene.
In molti dicono: non tutti gli islamici sono malvagi, ma non prendono mai le distanze da questi attentati. E’ vero?
Assolutamente falso, in tantissimi hanno preso le distanze dai terroristi. Di quali ‘islamici’ parliamo? Se parliamo di paesi islamici il primo paese a condannare i terroristi di Parigi è stata la Repubblica Islamica dell’Iran attraverso la Vice Presidente e portavoce del ministero degli Esteri Marzieh Afkham che ha subito dichiarato:“Ogni atto terroristico contro innocenti è estraneo agli insegnamenti dell’Islam”. Inoltre se parliamo delle associazioni islamiche presenti in Italia, anche loro da subito hanno duramente espresso rammarico per quello che é accaduto e condannato duramente questi atti. L’Islam è anch’esso una vittima dei terroristi. I musulmani di tutta Europa stanno facendo sentire le loro voci per condannare questi criminali che strumentalizzano la religione, usandone il nome e violandone i principi di fondamentali. É nata per questo la campagna lanciata dai musulmani europei, con l’hashtag #NotinMyName, con l’obiettivo di prendere le distanze dal fanatismo religioso jihadista. Not in my name: non nel mio nome, e non nel nome dell’Islam. Nell’Islam sono tutti terroristi? Questo non è assolutamente vero. Continua ancora oggi l’associazione ISLAM=TERRORISMO. L’Islam é una religione, il terrorismo é una lotta politica capace delle piú atroci azioni criminali. Il dramma é nel vedere politici italiani che hanno grande seguito sull’opinione pubblica, che gettano benzina e non sanno che stanno facendo del male al proprio paese, creando ulteriore islamofobia, ulteriori spaccature innescando una bomba che prima o poi é pronta a esplodere.
Secondo lei, quindi, nell’Islam non ci sono tutti terroristi. E questo è bene chiarirlo. Ma facciamo chiarezza una volta per tutte: che differenza c’è tra Al Qaeda e l’Isis?
Se fino a qualche mese fa si pensava che Al Qaeda avesse come obiettivo destabilizzare l’Occidente mentre l’ISIS fosse interessato a creare disordini in Medio Oriente, oggi davvero si é creata talmente tanta confusione che sembra quasi che i due gruppi siano il rovescio della stessa medaglia. Quello che credo sia evidente é che entrambi i gruppi terroristici sono finanziati da stati che hanno interesse a far apparire l’ISLAM come il nemico numero uno da sconfiggere. Dovremmo tutti meditare e domandarci chi in realtá vuol far apparire l’ISLAM quel mostro capace di uccidere il piú alto numero di persone. Davvero vogliamo credere che i giornalisti di Charlie Hebdo siano stati uccisi per aver pubblicato le vignette offensive nei confronti del Profeta? L’unica certezza e amarezza totale in questa vicenda sono le vite umane perse, ma i fatti, la dinamica e le motivazioni sembrano davvero singolari.
Qualcuno sta mettendo in dubbio i fatti di Parigi per via della modalitá sia dell’attentato che della fuga. Lei ha dubbi?
Credo che ogni volta che accadono fatti surreali e confusi come quelli di Parigi, ognuno di noi si crei una propria idea della vicenda. Taluni seguono la massa e accolgono i fatti raccontati come pura veritá, altri cercano di approfondire non fermandosi all’apparenza cercando un senso logico che molto spesso viene a mancare. Nell’orrore nel male, non c’é mai una logica, noi possiamo solo azzardare delle ipotesi anche se in questo momento sembra fuoriluogo e di cattivo gusto fare polemiche o azzardare congetture. I dubbi ci sono e nello stesso tempo ci si chiede come sia possibile che siano state lasciate delle tracce tali da far credere ad un complotto. Le mie perplessitá sono invece di altra natura. Mi riesce difficile credere che due ragazzi cosí giovani abbiano potuto compiere uno scempio tale senza l’organizzazione di qualcuno piú potente alle loro spalle. Qualcuno che come ho detto sopra ha tutto l’interesse a mostrare un Islam da evitare, un Islam pericoloso che sa solo uccidere. Farneticando e spero erroneamente, ho pensato che l’offerta di aiuto alla Francia da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu di far scendere in campo il Mossad in aiuto dei servizi di sicurezza francesi, non fosse proprio solo un gesto di estrema gentilezza. Il premier sperava che l’aiuto poi sarebbe stato ricambiato in qualche modo? Magari qualche ingerenza nei colloqui del 5+1 sul nucleare iraniano previsti per la metá del mese di gennaio. Non dimentichiamo poi che la Francia ha riconosciuto proprio lo scorso dicembre lo Stato di Palestina con grande disappunto da parte di Israele. Tutte supposizioni certo, non lecite forse in questo momento ma che di certo fanno riflettere.