I libri ci possono ancora salvare. Possono ancora prendere per mano i bambini in difficoltà e portarli fuori dal bosco. Lo sa bene la Dottoressa Verardo che ha recentemente pubblicato un gioco-libro intitolato “La giusta distanza” con lo scopo di aiutare i bimbi traumatizzati in attesa di adozione. Scopriamone di più chiacchierando  con l’autrice.

Partiamo dal gioco-libro “La giusta distanza”. Cos’è un gioco-libro?
Un libro che permette al bambino di utilizzare uno strumento semplice e familiare come il gioco per riflettere sulle sue esperienze relazionali. Il libro si presenta in un formato accessibile al bambino. Infatti è simile a quello di un album da disegno e, attraverso  foto ed immagini ricche di colori, gli permette di accedere alle principali emozioni e ad episodi affettivi significativi della sua vita. Ho tentato, inoltre, di spiegare ai bambini il funzionamento del cervello  dell’emisfero destro e sinistro normalizzando le reazioni allo stress e dando loro la possibilità di rileggere in una prospettiva diversa e più adattiva i sintomi più comuni conseguenti ad un esperienza traumatica.

Perché questo titolo?
Il titolo prende spunto dalla parabola dei porcospini di Shopenhauer: in tutte le relazioni affettive è necessario avere una “giusta distanza” tale da permettere al bambino ed alle persone in generale di sentirsi abbastanza vicini, senza però  dover rinunciare allo spazio individuale ma non troppo distanti da sentire freddo e solitudine. La giusta distanza è quella che permette a ciascuno di sentirsi in relazione con l’altro ma non soverchiato dalla relazione.

Sono molti i bambini traumatizzati in attesa di adozione?
Sono tanti i bambini che vivono in istituzione perché temporaneamente allontanati da famiglie in condizioni tali da non permettere al bambino di vivere in sicurezza. Bambini che vivevano in famiglie ad alto indice di violenza o con genitori che stanno facendo un programma di disintossicazione o che vivono l’esperienza del carcere. Altri bambini possono aver perso la famiglia d’origine ed essere in attesa di adozione.

Concretamente questa sua opera come li aiuterà?
Il libro può essere utilizzato da psicologi che attraverso le attività proposte nelle pagine possono intraprendere un piano di trattamento con il bambino oppure da insegnanti e genitori che possono utilizzare il libro per aiutare il bambino a familiarizzare con le emozioni. Inoltre la vendita del libro e della maglietta saranno utili a permettere a bambini istituzionalizzati di avere un trattamento specialistico per la rielaborazioni dei ricordi che causano sintomi post traumatici. Il trattamento comprende sedute con il metodo EMDR che è considerato dalle linee guida evidence based per i disturbi post traumatici.

Ha avuto anche il supporto di alcuni vip. Cioè?
Abbiamo chiesto a molti personaggi dello spettacolo di indossare la maglietta “Io adotto la giusta distanza” che è in vendita su www.feelsafe.it  ed ha un costo di 12 euro che serviranno a pagare le sedute ai piccoli che sono stati esposti ad episodi di maltrattamento o abbandono da parte dei caregivers. Sono stati tantissimi gli artisti che hanno aderito all’iniziativa: attori, registi, bloggers, ognuno dimostrando una grandissima umanità e sensibilità. Un esempio, lo dimostra la foto, è stato Rocco Papaleo.

Nell’opinione pubblica le ferite dell’infanzia sono legate alla violenza sessuale ma anche quella legata all’adozione è una violenza forte no?
Non sono sempre le esperienze estreme come la violenza sessuale a generare sofferenza. Anche le esperienze legate alla perdita di una persona cara possono avere una ricaduta nello sviluppo del bambino. Spesso i bimbi sono testimoni silenziosi di esperienze che li fanno sentire impotenti o in pericolo. Assistere ad una coppia genitoriale conflittuale può essere un esperienza altrettanto estrema e dolorosa. Non dimentichiamo che la sopravvivenza di un bambino è strettamente legata a coloro che si prendono cura di lui e che se un genitore di un bambino è in una condizione di pericolo è la vita stessa del bambino ad essere minacciata.

Come le è venuta l’idea di mettere tutto su carta?
I bambini mi hanno dato l’idea. Il disegno, la rappresentazione grafica dei fatti delle esperienze, aiutano il bambino molto di più delle parole. A volte i bambini non amano parlare di quel che fa paura ma esprimere graficamente le emozioni e le esperienze può essere più semplice e più familiare.

Cosa si potrebbe fare in Italia di più sul tema?
Abbiamo il compito di aiutare gli adulti (genitori, insegnanti, psicologi e pediatri) a riconoscere i primi sintomi della sofferenza dei bambini in modo da facilitare un intervento precoce. L’intervento precoce risparmia anni di sofferenza ai bambini e fa risparmiare lo Stato.