Anche se l’anno è oggettivamente nuovo, il paese, l’Italia, resta vecchio e sempre meno attratto dalla possibilità di istruirsi. L’Annuario Statistico 2014 redatto dall’Istat scatta una fotografia impietosa ma reale di un paese con pochi giovani dei quali, più della metà, si disinteressano a proseguire gli studi dopo il diploma. I numeri parlano più di tutto il resto: nell’anno accademico 2012-2013 il 55,7% dei neodiplomati ha deciso di immatricolarsi all’università; 10 anni fa le aspiranti matricole ammontavano al 72,6% di coloro che uscivano dalle scuole secondarie superiori.
La popolazione scolastica italiana conta quasi 9 milioni di ragazzi, circa 18mila in meno rispetto ad un anno fa ma i dati sconcertano soprattutto perché riguardano ogni fascia di età: diminuiscono gli iscritti sia alle scuole dell’infanzia (-8.817) sia alle scuole secondarie di primo grado (-12.621) mentre è costante e apparentemente inarrestabile il calo degli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-2.686). Segno più accanto ai bambini delle scuole primarie (+6.666) e i giovani iscritti ai percorsi triennali di istruzione e formazione (+47.321). Tra coloro che ancora scelgono l’università si distinguono i diplomati dei licei, numeri da brivido per coloro che escono da istituti tecnici e professionali. Se si opera una scrematura di genere ecco avanzare le donne: sono più propense a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria (62 su 100) e pure a portare a termine il percorso accademico. Tra coloro che hanno conseguito una laurea triennale o a ciclo unico il tasso di conseguimento della laurea è al 37,6% per le ragazze e al 25,2 per i ragazzi. Fra coloro che hanno concluso percorsi «lunghi» le laureate sono il 24,1%, i laureati il 15,7.