Il diabete è la malattia metabolica più diffusa tra bambini e adolescenti, colpisce infatti circa 20mila giovani nel nostro Paese. La causa scatenante del diabete giovanile, come per quello che colpisce in età adulta, è la mancanza o scarsità di insulina. La forma più grave e meno diffusa, il 5% di tutti i casi, è il diabete di tipo 1, patologia autoimmune che distrugge progressivamente le cellule del pancreas che producono l’insulina, creando uno stato di iperglicemia ed impossibilità di utilizzare gli zuccheri come fonte di energia. Il diabete di tipo 1 colpisce soprattutto i giovani e non è prevenibile con l’adozione di uno stile di vita sano. L’incidenza della malattia in Italia è andata aumentando in quelle aree e in quelle fasce di età dove prima era meno diffuso: nei bambini fino a 6 anni l’aumento è stato del 20% negli ultimi 10 anni, senza riuscire a capire il perché del fenomeno. Per capirne di più e per cercare di circoscrivere il perimetro di questa patologia, Radio Cusano Campus ha sentito il Dott. Giuseppe D’Annunzio, diabetologo presso l’Ospedale Gaslini di Genova e membro dell’Associazione Italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica. Dott. D’Annunzio, la situazione che riguarda il diabete di tipo 1 , con un’incidenza in netto aumento e cause ancora misteriose, è proprio così come i dati ce la dipingono?
“Le cause del diabete di tipo 1 sono da rintracciare in un processo autoimmune che determina la distruzione delle cellule che producono insulina. Ciò che non è ancora ben definito è l’innesto di questo processo. Sono in corso studi che si stanno concentrando sui fattori ambientali ma non si possono escludere i fattori genetici, che denotano una predisposizione a sviluppare il diabete, e fattori immunologici che determinano la reazione autoimmune che porta alla diagnosi di diabete. L’aspetto più importante è riconoscere i sintomi prima della diagnosi”.
Quali sono i campanelli d’allarme in questi casi?
“I sintomi da tenere d’occhio sono molto semplici da individuare: bere tanto, mangiare tanto, urinare copiosamente e perdere peso. Questi aspetti sono tutti presenti nelle cartelle cliniche dei nostri pazienti e devono allarmare i genitori che non devono perdere tempo nel presentarsi dal medico di famiglia che interverrà prescrivendo esami come la emoglicemia al dito e gli esami delle urine. In casi come questo è fondamentale diagnosticare per tempo la patologia per scongiurare, ad esempio, un grave scompenso metabolico”.
Questo protocollo può considerarsi valido anche per i bambini più piccoli, nei primi anni di vita?
“Il diabete del neonato è tutta un’altra patologia ed è rarissima. Si verifica a causa di anomalie genetiche particolari. Per i bambini un po’ più grandi i sintomi da considerare sono gli stessi: sete smodata e pannolini particolarmente pesanti e pieni di urina sono campanelli d’allarme. In quest’ottica anche la scuola riveste un ruolo fondamentale perché un bambino con diabete diagnosticato ha bisogno di iniezioni di insulina più volte nella giornata, controllare la glicemia e tenere un regime alimentare controllato ed adeguato per l’età. La scuola è importante sia nella gestione del bambino con diabete, sia nell’individuazione di questi sintomi di cui dicevamo”.
Un bambino con il diabete può vivere una vita normale?
“Assolutamente sì. Io ripeto sempre ai miei piccoli pazienti che il diabete è una pagina bianca nel libro della nostra vita che dobbiamo scrivere insieme. Noi medici abbiamo il dovere, con infermieri e dietisti, di fare educazione terapeutica, ovvero insegnare a bambini e genitori le manovre da conoscere per curare ogni giorno il diabete. Ci sono regole, orari e prescrizioni da osservare con precisione e c’è tanta attività sportiva da praticare, in quanto fortemente caldeggiata. Il diabete è una malattia ma può essere visto come un’opportunità per controllare il proprio stato di salute”.
Dott. D’Annunzio, i bambini diabetici, nel praticare sport, devono osservare precauzioni o attenzioni particolari?
“I bambini col diabete non hanno alcuna preclusione nello svolgere qualsiasi tipo di attività sportiva in quanto parte integrante della terapia, ed è importantissimo che la svolgano. Devono però essere istruiti nel come adattare la terapia insulinica all’attività sportiva per evitare delle ipoglicemie, devono calibrare l’apporto di insulina se la glicemia si presenta alta e vanno informati anche gli istruttori sullo stato dei bambini e sulla possibilità di pensare per loro un tipo di allenamento specifico. Gli unici sport non proprio raccomandati sono quelli individuali, ma solo per il rischio di sentirsi male e di trovarsi da soli”.
Buongiorno
sono mamma di una bambina con diabete 1 dal 2012 ( esordio a 7 anni e mezzo) e posso rispondere al dottore si si vive ma non una vita normale . Provino per sei mesi a vivere con un bambino con il diabete e poi mi vengano a dire se è una vita normale.
Nonostante ciò la mia bambina fa tutto quello che faceva prima.