Se il 20 febbraio 1909, cioè cento anni fa, segnò, nel “Figaro” di Parigi, il lancio di “Le Futurisme” di F.T. Marinetti, poi chiamato “Fondazione e Manifesto del Futurismo” con immediate conseguenze a Torino, Milano, Trieste, Firenze, e altre città, Roma non mancò di partecipare direttamente alle manifestazioni futuriste. Boccioni tenne sui temi per lui affascinanti del movimento, che saranno dinamismo, velocità, sintesi, compenetrazione delle arti, simultaneità, una conferenza il 29 maggio 1911 al Circolo Artistico Internazionale. Erano con lui Marinetti e Balla. Da parte sua Anton Giulio Bragaglia esponeva fotodinamiche a Roma e nel Lazio (1911-13) pubblicando il testo della sua Fotodinamica futirista. L’editore Nalato riprese la sua conferenza, di cui si ebbero dunque più edizioni. Le foto furono presentate da Marinetti alla Sala Pichetti. Nel febbraio 1913 è il Ridotto del Teatro Costanzi (oggi dell’Opera) a ospitare, il 21, un folto gruppo di futuristi fra cui Luciano Folgore, Balla, Boccioni, Palazzeschi, Papini, Soffici. Pronunciava un discorso aspramente polemico Papini, non trovando sempre il calore di altre città, Contro Roma passatista e Contro Benedetto Croce. Il Ridotto ospita una Mostra di pitture illustrate da Boccioni. Bragaglia continua la sua serie di mostre personali e Prampolini si unisce a Balla, Folgore e Bragaglia col quale collabora per spettacoli teatrali e per il film Thais.
Si moltiplicano le serate Futuriste (Sala Pichetti) e mostre. Marinetti, Pratella, Russolo, Valentine de Saint Point sono alla inaugurazione alla Galleria Sprovieri di una “personale” di scultura di Boccioni. La stessa Galleria Sprovieri ospiterà dipinti di Balla, Carrà, Russolo, Severini, Soffici, e il 13 aprile 1914 una significativa esposizione internazionale. Nelle “Serate” non mancavano dizioni di poesie e scene grottesche recitate, fra cui i burleschi “Funerali di Benedetto Croce” preso, in effigie, a schiaffi da Francesco Cangiullo.
Allo scoppi della prima guerra mondiale i futuristi sono “interventisti”, e intervengono, all’Università di Roma, a una manifestazione. Non sono arrestati come era avvenuto a Milano nel settembre 1914. Ma ciò avverrà nel marzo 1915: e con Marinetti, Balla, Corra, Settimelli c’è anche Benito Mussolini.
Nascono nuove pubblicazioni periodiche provinciali, attente al movimento marinettiano: fra queste le “Cronache d’attualità” (1916-1922) di A.G. Bragaglia dove pubblicano spesso i futuristi. Al Teatro dell’Opera ed a Diagilev si avvicina Depero per “Il canto dell’usignolo” di Srawinsky, e Balla per “Fuoco d’artificio” dello stesso autore.
Come Firenze ha il suo periodico, “L’Italia futurista” diretto da Emilio Settimelli, Bruno Corra e Arnaldo Ginna, nasce “Roma futurista” diretto da Carli, Marinetti e Settimelli. Nel primo numero ospita, a firma di Marinetti, il Manifesto del partito Futurista italiano (20 settembre 1918) che leggiamo nel Catalogo della mostra didattica “Futurismo”, ripubblicato nel 1996 dalla Accademia di San Luca e dalla Quadriennale di Roma, con redazione di Enrico Crispolti. Il manifesto predica l’educazione patriottica e la trasformazione del Parlamento. Vi sono comprese espressioni poco controllate e anticlericali che ovviamente non condividiamo.
La trasformazione del Parlamento dovrebbe avvenire “mediante un’equa partecipazione di industriali, di agricoltori, di ingegneri e di commercianti al Governo del Paese. Il limite minimo di età per la deputazione sarà ridotto a 22 anni. Un minimo di deputati avvocati sempre oppurtunisti e un minimo di deputati professori sempre retrogradi. Un Parlamento sgombro di rammolliti e di canaglie. Abolizione del Senato”.
Il mio Cinema e letteratura del futurismo, pubblicato nel 1967, e poi nel 1968 e nel 1990, fu specialmente dedicato a Ginna e Corra (così furono denominati i fratelli Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini da Balla).
Strinsi amicizia con Ginna nel secondo dopoguerra. Mi interessava rintracciare il film Vita futurista e Anton Giulio Bragaglia, che aveva realizzato Thais con scenografie di Prampolini, mi dette qualche indicazione. “Abita in una villa ai Parioli”, mi suggerì. Feci alcune perlustrazioni e finalmente il portiere di una distinta residenza mi disse:” Qui non c’è nessun Ginna. C’è il conte Arnaldo Ginanni Corradini”. “Proprio lui” esclamai, e il contatto venne finalmente stabilito. Ci fu poi anche un’altra circostanza. Ginna aveva la sua seconda casa a Foglia. Io passavo parte dell’estate nella vicina Cantalupo in Sabina. Trovammo occasione di vederci spesso e mi convinsi che Ginna era non solo un pioniere del cinema futurista ma anche della pittura (fin dal 1907-08) e del cinema astratto. Ginna avvia esperimenti di musica cromatica e di cinepittura prima del 1910 e Corra scrive nel volume Il pastore, il gregge e la zampogna (1912): “questi quattro rotoletti di pellicola (soltanto uno dei quali supera i duecento metri di lunghezza) sono qui, dentro il mio cassetto, chiusi nelle loro scatole, etichettati, pronti per il museo futuro”. Due brevi film erano L’arcobaleno e La danza. Il soggetto La danza è affine al quadro astratto Musica della danza, esposto nel 1914 alla Galleria Sprovieri di Roma. Ne possiedo il bozzetto, donatomi da Ginna. Purtroppo i rari cortometraggi citati, conservati nella casa di Corra a Milano, furono distrutti nel 1944 da un bombardamento aereo.
Nei teatri romani sono frequenti le presenze futuriste. Oltre le ricordate scenografie di Balla e Depero per Diagilev nel 1917, Depero presenta i Balli Plastici. Marinetti scrive nel 1920 il Manifesto La danza futurista. Ivo Panneggi e Vinicio Paladini ideano i Balli meccanici (1922) presentati al “Circolo delle Cronache d’attualità” di A.G. Bragaglia. A Virgilio Marchi viene affidato, a Via degli Avignonesi, l’allestimento del Teatro gli Indipendenti. Espone sue opere alla Casa d’Arte Bragaglia e cura una retrospettiva di Sant’Elia. Bragaglia è fiero di presentare una personale di Rougena Zatkovà. Escono a Roma libri di Marinetti, Folgore, Fillia, Masnata, Sartoris, Sanzin, e scritti da Cangiullo, nonchè il giornale “L’Impero” diretto da Carli e Settimelli, e il quindicinale “Futurismo” diretto da Mino Somenzi, cui segue il supplemento “Artecrazia” con il Manifesto L’atmosfera scenica futurista di Prampolini, e L’aeropittura firmato da Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi, Tato. La Quadriennali ospitano opere futuriste e il Ministero dell’ Areonautaica una mostra di Aeropittura.
Il teatro degli Indipendenti ha un posto non indifferente nel futurismo romano. Bragaglia non volle soltanto i futuristi. Conoscitore di tutte le avanguardie teatrali europee ospitò Marinetti Bianca e Rosso, Fantocci elettrici, Cabaret epilettico dello stesso Bragaglia si vide affidata dalla Confederazione Professionisti e Artisti la direzione del Teatro delle Arti di Via Sicilia, dove continua, con lo stesso spirito, la sua attività di avanguardia.
Mario Verdone