La casta ne ha fatta un’altra delle sue. Cancellato il tetto per le pensioni d’oro.Eppure, almeno a parole, tutti pensano al risanamento del già precario bilancio pubblico.
E anche la casta politica, prima di questo colpo di spugna sulle pensioni d’oro, sembrava viaggiare, almeno a parole, verso una direzione ben precisa: “Chi più possiede più dia e chi troppo prende, rinunci a qualcosa”.
In molti, basandosi su questa linea di principio, immaginavano dunque una casta pronta a mettere un tetto alle pensioni d’oro. Sia per perseguire un maggiore risparmio di denaro pubblico, sia per dare spazio, almeno formalmente, a quella uguaglianza sociale che troppo spesso, nel nostro Paese, viene sempre più abbandonata.
L’equazione viene da sola: la casta mette un tetto alle pensioni d’oro. Macché, ma quando mai. Se una possibilità che ciò avvenisse c’era, è naufragata nel breve volgere di qualche settimana.
Come? La casta è scaltra. Con le pensioni d’oro ha fatto così. Lo spiega brillantemente Gan Antonio Stella sul Corriere della sera: casta e pensioni d’oro? Basta cancellare un comma e buonanotte ai tagli. Per quest’anno il comma cancellato ci costerà 2 milioni di euro, tra dieci anni arriverà a costarcene addirittura 493.
Nell’arco di un decennio, questo giochino della casta sulle pensioni d’oro, ci costerà un totale di 2 miliardi e 603 milioni di euro.
Chi beneficerà di questo regalo della casta? A chi spettano queste pensioni d’oro? Secondo l’Inps, a goderne saranno circa 160.000 persone.
Le stesse che, pur avendo raggiunto nel dicembre 2011 i il limite di anzianità fissato in quarant’anni, hanno avuto modo di decidere di restare in servizio fino ai 70 o addirittura ai 75 anni. Detto in soldoni, per la maggior parte, professori universitari, alti burocrati statali, magistrati. Che, c’è da scommetterci, in silenzio ringraziano.