Arriverà sugli scaffali delle librerie statunitensi il prossimo 11 Novembre l’ultima fatica di Stephen King, quel Revival che vede un predicatore ossessionato dalle proprietà curative dell’elettricità, e qui riecheggiano gli incubi narrati da Mary Shelley nel 1818 con il suo capolavoro Frankenstein, o il moderno Prometeo, allacciare un legame diabolico con un chitarrista tossicodipendente.

Ma come sanno bene i fan del Re dell’horror, che lo adorano anche per questo, ciò che lo rende speciale, oltre all’abilità letteraria, è la sua totale insofferenza alla diplomazia nelle sue esternazioni pubbliche, non a caso rare. Proprio in occasione di una lunga intervista rilasciata alla rivista Rolling Stones in vista dell’uscita di Revival, infatti, lo scrittore del Maine ha avuto modo di esprimere giudizi senza appello su «bersagli» vecchi e nuovi…

Anzitutto, l’immancabile Stanley Kubrick, da sempre nemico giurato per via dei «tradimenti» del suo Shining rispetto al romanzo. “Non capisco il successo che ha ottenuto quel film, ma in fondo sono tante le cose che non mi so spiegare a questo mondo” dichiara secco King. “Ovviamente – prosegue – la gente lo adora e non riesce a capire perché a me non piaccia. Il fatto è che il libro è caldo mentre il film è freddo; il libro termina tra le fiamme, il film nel ghiaccio. Nel romanzo, poi, è evidente l’arco narrativo di Jack Torrance, un uomo che tenta di essere una brava persona, un buon marito e un buon padre, ma che lentamente scivola nella follia. Nel film invece, a mio modo di vedere, Jack sembra pazzo fin dalla prima scena. All’epoca dovetti tenere la bocca chiusa su questo ma ricordo chiaramente una proiezione, poco prima dell’uscita del film nelle sale, alla quale era presente anche Jack Nicholson (interprete di Jack Torrance nel film n.d.a.) e appena lo vidi sullo schermo pensai «Conosco questo tizio. È quel Jack Nicholson che ho già visto in cinque film sui motociclisti nei quali faceva esattamente la stessa parte». Per non parlare poi del fatto che la pellicola è così misogina: Wendy Torrance viene presentata solo come uno straccio urlante”.

Kubrick non è però l’unico mostro sacro a subire l’invettiva di King.

Passando in rassegna le sue influenze letterarie, da D.H. Lawrence alle poesie di James Dickey, fino a Émile Zola e Steinbeck, autori che dice di amare profondamente, lo scrittore fa letteralmente a pezzi un’icona della letteratura mondiale come Ernest Hemingway. “Di base – sostiene senza mezzi termini – Hemingway fa schifo. Se alle persone piace, ottimo, nessun problema. Ma se avessi deciso di scrivere in quel modo, il risultato sarebbe stato vuoto, senza vita, non sarei stato io insomma”.

Infine, l’autore di Carrie e L’ombra dello scorpione se la prende con i critici (letterari e cinematografici), accusati di essere snob nei loro giudizi riguardanti romanzi e pellicole di genere. King ritiene, infatti, che “se si chiedesse a un critico cinematografico di questo tipo di fare un paragone tra Lo squalo e I 400 colpi, quello scoppierebbe a ridere e poi risponderebbe che Lo squalo non è altro che un orrendo esempio d’intrattenimento popolare mentre I 400 colpi è cinema. Nei due ambienti è presente il medesimo elitarismo”.

Radicale e per nulla amante delle mezze misure. Una cosa è certa: i fan adorano Stephen King anche per questo ed è meglio non stargli antipatici…