La procreazione assistita rappresenta da tempo un tema spinoso e complesso. Intervenuta telefonicamente durante la diretta di “Genetica Oggi” su Radio Cusano Campus 89.100 FM la Prof.ssa Luisella Battaglia, Docente ordinario di “Filosofia Morale” e di “Bioetica” presso l’Università di Genova nonché Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica; ha cercato di definirne alcuni aspetti fondamentali.

Prof.ssa Battaglia partiamo dall’interrogativo da lei proposto al convegno di bioetica svoltosi a Roma qualche giorno fa relativamente alla Procreazione assistita:  “è lecito eticamente realizzare tutto ciò che è tecnicamente possibile realizzare?

Questo è l’interrogativo centrale di ogni riflessione della bioetica. E’ chiaro che devono essere valutate le condizioni che oggi mettono una coppia davanti ad una scelta. La libertà si è estesa ma anche la responsabilità si è estesa. E’ possibile scegliere se avere un figlio fuori dal modo tradizionale e questo crea interrogativi. E’ necessario che ciascuno sia richiamato ad un uso critico della ragione. La sola tecnica non può dare risposte.

Prof.ssa Battaglia, recuperando il concetto di Hobbes che “libertà c’è quando la legge tace”. Quale deve essere il ruolo dello Stato quando parliamo di Procreazione Assistita?

Io da buona liberale ritengo che lo stato debba consentire una sfera di leicità; azioni ciò permesse ed estendere tale libertà. Ma come suggerito da Mill una libertà che non vada a nuocere a nessun’altro.

Il Papa ha recentemente affermato che “Dio ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che lui ha dato ad ognuno”. C’è secondo lei maggiore apertura della chiesa nei confronti della scienza?

Direi che questo è sempre stato fatto con esiti più o meno felici. In questo caso con Papa Francesco io direi che si è impressa una accelerazione. Francesco ha detto che non comprende l’espressione: “valori non negoziabili”. Io trovo questo un gesto di grande tolleranza e apertura al dialogo.

Parlando di “inizio vita” è facile pensare anche al “fine-vita”. In un paese moderno secondo lei è bene poter esprimere attraverso un biotestamento la propria volontà in un momento drammatico e finale dell’esistenza?

Io lo ritengo altamente auspicabile. Purtroppo come sappiamo i disegni di legge presentati nel tempo hanno tradito l’idea di base di testamento biologico. Io mi auguro che si torni a parlare di questo ma con disegni di legge autenticamente liberali e garantisti, che permettano ad ognuno di esprimere il proprio volere sulla propria vita.