Marco Simoncelli se ne è andato da tre anni. Lasciando dietro di sè più di mille giorni di ricordi, immagini, racconti, aneddoti.

Dolore e disperazione per la prematura scomparsa di un fuoriclasse giovanissimo che amava la vita e le moto, ma anche speranza, orgoglio, sorrisi.

Era Il 23 ottobre del 2011 e Marco Simoncelli se ne andava in un istante, facendo quello che da sempre ha amato fare, vittima di un terribile schianto, in Malesia, sulla pista di Sepang.

Il mondo si fermò commosso per salutare il sorriso lucente di quel fuoriclasse dai riccioli d’oro. Suo padre, la sua ombra, il suo angelo custode, disperato, sopraffatto dal dolore, ha prima pianto. Poi ha scelto di seguire la via più difficile. Non ha mollato. E’ andato avanti. Riuscendo a trasformare una tragedia immensa in una opportunità.

Così, proprio nel mito e nel nome del Sic, ha creato  una fondazione che prendesse che dal figlio ha ereditato la grinta, il coraggio e le idee. Con un obiettivo nobile. Aiutare le persone meno fortunate.

Così il Sic è morto, ma non se ne è andato.  Il suo sorriso si è spento per rinascere nel segno dell’altruismo e della solidarietà. Ne hanno beneficiato migliaia di bambini in ogni angolo del mondo, accolti e protetti in strutture costruite per merito delle donazioni che hanno sostenuto la fondazione.

Quando era vivo, Marco aveva tantissimi sostenitori. Molti tifosi. Tanti fans. Ora, però, è leggenda. Lo testimonia l’amore con il quale anche i giovanissimi rispondono alle iniziative della fondazione. Che non si ferma e prosegue la propria marcia, con l’obiettivo, prossimo ad essere raggiunto, di aprire un centro d’accoglienza diurno per disabili, nei pressi di Coriano. Così, il sorriso del Sic, non avrà mai modo di spegnersi.