“Il parto non è una malattia. Si va in ospedale o dal medico quando si è malati. Il parto è un lieto evento della vita e lo si deve vivere e festeggiare accanto ai famigliari affinché sia vissuto senza traumi e nell’atmosfera serena ed allegra che solo la propria casa sa trasmettere”. Questa è la frase con cui si apre la pagina ufficiale di Facebook dell’ostetrica Antonina Giunta, salita alla ribalta della cronaca in queste settimane grazie ad un parto in casa avvenuto sull’isola di Lipari. Dietro a questo evento c’è una storia lunga vent’anni e forse una tradizione, quella del parto in casa, mai del tutto estinta in Italia. Parliamone direttamente con la protagonista.
Qual è il suo background?
Uno molto diverso dalle altre colleghe che praticano il parto in casa. Io ho lavorato per circa vent’anni all’Ospedale Garibaldi di Catania e ben quattro all’Ascoli Tomaselli. Per un lungo periodo poi, sono stata in un consultorio in cui il medico, che ora non c’è più, era affetto da Alzheimer. Praticamente facevo tutto io e poi lui firmava.
Il suo curriculum come incide nel parto in casa?
Avere la mia esperienza vuol dire sapere affrontare eventuali complicazioni del caso.
Tipo?
Potrebbe esserci un mancato distacco della placenta dopo che è avvenuto il parto. In tal caso eseguo un secondamento manuale, cioè entro con tutta la mano e parte del braccio fino a dentro l’utero per estrarre la placenta, sempre se il collo dell’utero non si è chiuso altrimenti procedo con delle pinze.
Perché questo ritorno alla origini?
Perché c’è troppa malasanità. Le donne fanno fatica a trovare posto negli ospedali e, se ci riescono, vengono parcheggiate per giorni in barella. Il personale è sempre scarso e, secondo la mia personale esperienza, molti medici non sono all’altezza del mestiere che fanno.
Si vuole spiegare meglio?
Potrei venire denunciata se confermo che essere medici non significa essere dei “bravi” medici perché molti non lo sono affatto, Lascio quindi il compito a Le Iene che ne hanno già parlato mostrando, con servizi televisivi, che molti coprono certi posti senza averne i meriti e tutti i casi di malasanità lo dimostrano.
Ha un’esperienza diretta a riguardo?
Una? La più recente riguarda una ragazza primipara che era giunta alla trentasettesima settimana e che aveva uno stand dal rene alla vescica. Si è rifiutata di essere accompagnata in ospedale perché non si fidava dei medici che, a 33 settimane, le volevano fare il cesareo dicendo che il feto non cresceva. Giunta da me ho costatato che tutto andava bene, le ho consigliato la terapia corretta da eseguire e l’ho assistita al parto in casa. La neonata è nata di gr.2750 a 37 settimane e il peso corrispondeva alla normale crescita per l’epoca di gravidanza.
Cosa tacciono i media sui parti in casa?
Il fatto che le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tema vengano interpretate ed osservate dai vari medici e primari con dei protocolli molto discutibili. Questo mio punto di vista è condiviso da tanti ma in pochi lo espongono apertamente.
Un luogo comune da sfatare?
Il parto in casa non è più rischioso di quelli in ospedali. Io arrivo con i miei macchinari, tutti i materiali sterilizzati e un lettino speciale per cui, se qualcosa si complica, la risolvo. La verità è che ci si scorda che l’uomo è un animale e gli animali sono progettati per partorire da soli. Lo fanno i gatti, lo saprebbero fare tutte le donne del mondo.
Per contattare direttamente ANTONINA GIUNTA ecco la pagina Facebook ufficiale
la Pagina facebook per contattare Antonina Giunta non è corretta. Bisogna cercare Antonina Giunta Ostetrica