Era un sabato mattina. Ero da poco uscito dagli studi di Radio Cusano Campus, e dal campus dell’Unicusano stavo tornando a casa a bordo della mia automobile.In radio, in quel momento, stava passando Help, dei Beatles. Sarà stato un segno del destino. Proprio sull’acuto, un attimo prima del ritornello, feci appena in tempo a frenare, dietro la macchina che mi precedeva, che inchiodò di colpo.
La mia ira svanì quasi subito. Per lasciar spazio allo stupore prima e alla preoccupazione poi. In quella macchina davanti a me stava accadendo qualcosa di strano. Mi affiancai per cercare di capire meglio. Un uomo stava picchiando una donna. Scesi per chiedere cosa stesse accadendo. Lui mi rispose male, ma almeno smise di picchiarla, evidentemente irritato per quella che considerava una scortese invadenza. Lei, lo sguardo terrorizzato indirizzato verso il vuoto, fu gentile: “Nulla-disse-non sta accadendo nulla. Grazie della sua attenzione, ma lui è mio marito”.
Poi, guardando l’uomo che sembrava essersi calmato, disse: “Dai Giorgio, andiamo a casa”. Lui mise la prima, sgommò, e ripartì. Gigante d’argilla, come molte volte accade, forte con i deboli e debole con i forti.
So bene che è giornalisticamente poco apprezzabile raccontare un’esperienza vissuta in prima persona, ma quel grido d’aiuto mai esploso, quella richiesta d’aiuto, soffocata nella vergogna, nella dignità di una donna offesa e picchiata, davanti ai propri figli, inermi, immobili, impauriti, mi segnarono tantissimo. E spesso tornano a bussare alle porte della mia mente.
Maria Goretti, nata il 16 ottobre del 1890, venerata come una santa e martire dalla chiesa cattolica, vittima di omicidio a seguito di un tentativo di stupro operato da un suo vicino di casa, rappresenta nell’immaginario popolare la protettrice delle donne che hanno subito o subiscono violenza. Violenza che può essere fisica, ma anche psicologica.
Violenza conosciuta e raccontata in ogni tempo. Da Antigone che nella mitologia greca sfida il potere e sacrifica la vita pur di assicurare al corpo del fratello Polinice la sepoltura che il re di Tebe non vuole concedergli per motivi politici e che è divenuta un simbolo dell’emancipazione femminile e della libertà di coscienza contro ogni sopraffazione esterna a Ipazia, matematica, astronoma e filosofa assassinata da un gruppo di esaltati nel 415 ad Alessandria D’Egitto e considerata una martire del paganesimo, tanto si è scritto su questa tematica.
Ma poco è cambiato. Per questo, proprio nel giorno in cui nacque Maria Goretti, una martire moderna, sarebbe giusto, forse, fermarsi a riflettere qualche istante su una problematica più diffusa di quanto si possa immaginare. E troppo spesso taciuta, se pensiamo che in Italia in una famiglia su tre c’è una donna che subisce violenza, fisica o psichica, e che solo nel 10% dei casi trova la forza di ribellarsi e di chiedere aiuto.
La storia di santa Maria Goretti, ha tanto da insegnare ai cittadini, e ai politici, quegli amministratori che giustamente si danno un gran da fare per prevenire le violenze, ma che non mostrano lo stesso zelo per una vera educazione all’affettività.
Sesso, potere, soldi facili e manipolazione e violenza sul prossimo sono pane quotidiano per i politicanti degradati che stanno per adesso in giro a gestire il potere. Come possono combattere se stessi?