Si fa un gran discutere di crisi,  ma dentro questo macrocosmo ci sono delle problematiche, delle storie, molto diverse tra loro, che quasi sempre vengono prese poco in considerazione dai media.

Sono tanti, ad esempio, i padri separati che lamentano, dopo una separazione, di essere stati messi in secondo piano rispetto alle mogli, sia per quanto concerne l’aspetto economico, sia per quanto concerne la questione affettiva.

Padri separati che molto spesso si ritrovano a fare i conti con situazioni che mai avrebbero immaginato. Padri separati che a volte rappresentano i nuovi poveri di un’Italia sempre più nella morsa della crisi economica, nascosti allo sguardo finché non accade qualche tragedia da prima pagina dei giornali.

Se ne è parlato oggi su Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano, nel corso di Ecg Regione.  Per inquadrare il problema, una buona base di partenza può essere, come sempre, regalata dai numeri.

Numeri che sono capaci di descriverci un quadro preciso: in Italia 610mila divorziati stanno ancora pagando le rate del mutuo della casa e, se dopo la fine del matrimonio, provano a chiedere un nuovo mutuo se lo vedono rifiutare.

Non è tutto. Il 42,2% dei divorziati denuncia una condizione economica peggiorata dopo la separazione, soprattutto durante il primo anno (45,3%).

Proprio l’impossibilità di provvedere alle spese di una nuova casa rivelano come mai,nel primo anno immediatamente successivo alla fine del matrimonio, il 57,8% dei separati affermi di vivere ancora sotto il tetto coniugale.

Andando ancor più nello specifico, emerge come la causa del malcontento primario di molti padri separati sia la lamentata disparità di trattamento per quanto riguarda l’affidamento dei figli e la possibilità dei padri di trascorrere del tempo con loro, ma non solo, perché c’è anche un rimando all’aspetto economico, troppo spesso messo da parte. Viene dato per scontato, sostengono molti, almeno dall’opinione pubblica, che in caso di divorzio sia il marito a dover garantire il sostentamento dell’ex moglie, ma quasi mai si riflette su cosa comporti questo salasso per le finanze dell’uomo.

Anche se la donna stabilisce una relazione con un nuovo compagno e insieme a lui sceglie di convivere, avrà comunque modo di contare sui cosiddetti ‘alimenti’.

Nel momento in cui di mezzo ci sono i figli, poi, la questione diventa ancora più complessa. Anche qui i numeri fotografano la realtà meglio delle parole: nell’85% circa dei casi il figlio viene affidato alla madre e soltanto nel  5% al padre, il che significa obbligo del pagamento dell’assegno di mantenimento per le spese ordinarie e supporto per quelle straordinarie.

Si dà vita, poi, a realtà paradossali: il 19%dei padri separati, secondo alcune stime,  versa un mantenimento per i figli non più minorenni, di cui addirittura il 6 per cento di età superiore ai 30 anni. E’ giusto questo?

ASCOLTA L’INTERVENTO AI MICROFONI DI RADIO CUSANO CAMPUS DI BARBARA CORTELLESI DEL CEIS SUI PADRI SEPARATI 

ASCOLTA L’INTERVENTO DELL’AVVOCATO IVAN MARRAPODI, INTERVENUTO AI MICROFONI DI RADIO CUSANO CAMPUS PER PARLARE DI AFFIDAMENTO CONGIUNTO

ASCOLTA L’INTERVENTO A RADIO CUSANO CAMPUS DI GIORGIO CECCARELLI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “FIGLI NEGATI”