Quante volte, parlando in generale dei giovani, avete ascoltato più o meno queste parole: “Sono svogliati, non hanno voglia di lavorare, non studiano, non si impegnano, si drogano, sono tutti bruciati” e altre amenità simili?
C’è chi li ha definiti “Choosy”, chi fannulloni, chi bamboccioni. L’intento denigratorio resta lo stesso. E la cronaca ci dice che è incredibilmente sbagliato.
Dai nostri giovani c’è molto da imparare. E basterebbe non generalizzare per iniziare a farlo. Basterebbe guardarsi attorno per capire che siamo circondati da una “Meglio gioventù” da incoraggiare, accompagnare, ammirare.
Qualche giorno fa, prendendo il caffè al bar dell’Università Niccolò Cusano, mi è capitato di conoscere Ilenia. Diciannove anni, un percorso di studi iniziato da poco in psicologia. Le idee chiare, la voglia di darsi da fare, che la porta a studiare durante la giornata e lavorare part time qualche volta la sera, per mettere un po’ di soldi da parte e togliersi qualche sfizio senza dover chiedere la paghetta a mamma e papà.
E di casi come il suo, ce ne sono moltissimi. Solo che non va di moda evidenziarli. Perché i modelli negativi tirano di più, fanno vendere i giornali, generano click e visualizzazioni sul web. E allora dai con le banalità. Con le critiche. Con le cattiverie. Il più delle volte gratuite.
Ma degli “Angeli del Fango” di Genova, vogliamo parlarne? Ragazzi e ragazze che senza starsi a chiedere di chi fosse la colpa dell’ennesimo disastro annunciato, si sono organizzati, hanno preso pale, indossato stivali, e sono andati da soli a ripulire le strade di una città messa in ginocchio, che schiacciata sul mare, sembra cercare respiro a largo, verso l’orizzonte, e sommersa dall’acqua solo in loro ha trovato, in queste ore, un piccolo spiraglio di luce cui aggrapparsi.
Col sorriso stampato sul volto, la voglia di dare una mano, di rimboccarsi le maniche e spalare, senza propagandare il loro gesto, senza pubblicizzare il loro altruismo così naturale, da farci sperare che questo paese abbia ancora delle aurore in cui sperare.