Il fenomeno dell’usura a Roma esiste da sempre e non conosce crisi. Anzi, è in crescita. Una drammatica e toccante testimonianza trasmessa da Radio Cusano Campus durante il format ECG Regione ci ha permesso di conoscere la storia di Marcello, il nome è di fantasia, messo all’angolo dalle banche prima, strozzato dai cravattari poi.
I numeri sono vertiginosi. I commercianti nelle mani degli usurai a Roma sono almeno 28.000, pari al 35% delle attività economiche del Lazio, con la capitale vero e proprio hub dell’usura, per un totale – secondo i dati di Sos Impresa – di almeno tre miliardi di euro l’anno.
Un fenomeno, quello degli strozzini, che si pone su una scacchiera di più livelli e che va dal libero professionista ai clan locali, fino ad arrivare a quelle vere e proprie organizzazioni criminali che nella città eterna fanno affari da decenni, a lungo trascurate o sottovalutate, relegate al ruolo di banditismo di borgata.
E’ per mezzo dell’usura che le organizzazioni criminali stanno contaminando mese dopo mese il centro politico del nostro Paese. Quando l’imprenditore non è più in grado di pagare il debito, infatti, l’usuraio e l’organizzazione che lo copre subentrano con partecipazioni societarie all’interno dell’azienda, arrivando a sostituire, come è accaduto a Marcello, il titolare dell’attività.
Il fine di tali organizzazioni, appunto, non è tanto guadagnare denaro, ma anche insediarsi in modo pulito nel cuore del territorio che mirano a gestire. Ristoranti, negozi, locali, anche alla moda e molto frequentati, finiti nel mani del racket, ne sono nella Capitale un clamoroso esempio.