Quando la moglie di Stan Lee raccontava alla gente che il marito scriveva storie per fumetti, i più storcevano il naso. Non pretendiamo che Davide Barzi raggiunga le vette dell’Olimpo del papà di Spider Man e degli X-men ma ce lo coccoliamo volentieri consapevoli del suo talento tutto italiano. La sua penna è stata al servizio di eroi come Nathan Never e Diabolik ed è l’inchiostro da cui prende vita lo splendido Don Camillo, edito da ReNoir Comics. Le novità che Davide ha in serbo per il 2015 sono davvero importanti come importanti sono stati i passi che lo hanno portato a diventare uno dei nomi più interessanti del settore. Lasciamoci raccontare tutto direttamente da lui.

Come hai scoperto la passione per i fumetti?
Il mio triangolo delle Bermuda, nel paesino natale (Pieve Emanuele), era formato dalle scuole elementari “Luigi Gemelli” (dedicate a un partigiano, e questo ha pesato il giusto sulla mia formazione), l’edicola e la biblioteca comunale. Quest’ultima tra l’altro è stata, nel 1982, il set del film “Domani si balla” di Maurizio Nichetti, e anche la mia passione per il cinema ne ha giovato. Ho sempre letto tantissimo, fumetti compresi. Questo giusto per segnalare a insegnanti e genitori di strette vedute che il fumetto non è un morbo che ti possiede completamente, non è geloso e ti lascia leggere anche altro!  A metà degli anni Ottanta condividevo con mio padre la passione per Zagor, ho scoperto Alan Ford e visto nascere e crescere Dylan Dog, e da lettore sono incautamente diventato per qualche anno collezionista. Allora amavo disegnare, poi durante l’adolescenza ho capito che mi divertiva di più, e mi riusciva meglio, scrivere.

Dc o Marvel?
Mi spiace, ma non posso fornirti una risposta sintetica. Quando stavo formando il mio gusto, nella seconda metà degli anni Ottanta/primi anni Novanta, da noi stavano uscendo Watchmen, Il ritorno del cavaliere oscuro, Batman: Year One, Batman: The Killing Joke, ma anche Daredevil: Born again ed Elektra: assassin, quindi ho saltabeccato qua e là. Fin da allora, più che essere un fidelizzato acritico di una casa editrice piuttosto che di un’altra, ho iniziato a seguire gli autori, comprando tutto quello che usciva (anche in lingua originale, ché in quegli anni non si pubblicava in italiano tutto o quasi come oggi) di John Byrne, Frank Miller, Alan Moore, Bill Sinkiewicz, qualsiasi fosse l’etichetta che presentava i loro lavori. Se per DC intendi Vertigo, l’ago della bilancia pende un po’ di più da quella parte, ma devo dire che le collane che ho seguito per più anni in maniera continuativa sono Marvel, anche perché alcuni personaggi, penso per esempio a Daredevil, hanno avuto la fortuna di essere gestiti quasi sempre da autori di ottimo livello. O penso al lungo, meraviglioso ciclo dell’Hulk di Peter David. Ecco, David è uno dei principali responsabili del fatto che faccio questo mestiere. Adoro leggere e scrivere dialoghi brillanti, e lui da questo punto di vista è davvero insuperabile.

Qual è il personaggio dei fumetti che detesti di più e perché?
No, direi che non ho tempo da buttare per leggere un’opera fino a detestarla. Se un albo non mi aggancia lo abbandono, non arrivo a un tale numero di pagine da doverlo disprezzare. Magari qualcuno mi annoia perché meno vicino alla mia sensibilità, ma quando un personaggio con potenzialità relative è messo in mano a un autore valido, può diventare il più interessante. Non per tornare su un tema appena trattato, ma buona parte della produzione di Hulk prima dell’arrivo di Peter David sulla testata si può sintetizzare in “Hulk spacca!”. Con David è diventato amletico, psicanalitico, divertente, spiazzante, commovente.

Quando hai capito che volevi farne un lavoro?
Avrei dovuto intuirlo già in terza elementare, quando, anziché ascoltare le lezioni dell’insegnante di religione, ritagliavo i quaderni per farmi dei miei albetti spillati di cui realizzavo testi e disegni. Non avrei più dovuto dubitarne quando alle scuole medie facevo la stessa cosa e l’illuminato professore di italiano, oltre a interrogarmi, leggeva e recensiva positivamente le mie produzioni. Ma, siccome sono abbastanza ottuso, penso di averlo capito attorno ai vent’anni.

Come è messo il fumetto italiano?
Guarda, sono di questi giorni la presentazione del nuovo corso Bonelli, con il settore marketing e licensing in grande spolvero, e l’acquisizione da parte di Giunti del ramo d’azienda Book Publishing della Disney (dopo che Panini, lo scorso anno, ha acquisito la licenza per i fumetti). Un momento di grande fermento, quindi, di trasformazione. È piuttosto esaltante esserci in mezzo. Dal punto di vista qualitativo, nel giro di qualche giorno in edicola sono apparse, oltre alle abituali certezze, il primo numero del nuovo corso di Dylan Dog, la fine della prima miniserie Bonelli a colori, Orfani (e l’inizio della seconda, Orfani: Ringo, con un’interessante e coraggiosa ambientazione italiana, che l’esterofilia autoimposta è talvolta un limite della produzione nostrana), un capolavoro annunciato (e confermato)  come il dottor Ratkyill e mister Hyde, con Bruno Enna e Fabio Celoni che reinterpretano in chiave disneyana il romanzo di Stevenson, una nuova serie Bonelli, Adam Wild, che è una ventata di freschezza, avventura godibilissima, scorrevole ma con un background storico precisissimo in pruro Manfredi-style. Se a questo aggiungete che con Gazzetta dello sport potete recuperare ogni settimana a un prezzo popolarissimo i capolavori del fumetto franco-belga, da Lucky Luke a Blueberry e che un nuovo e coraggioso editore, la Cosmo, con la sua politica aggressiva e molti titoli francesi, sta fornendo anch’essa a prezzi accessibilissimi molte serie che magari avremmo rischiato di non vedere mai nel Belpaese, beh, andare in edicola (non me ne voglia il digitale) sta tornando a dare quelle sensazioni che non provavo da un po’, ogni giorno c’è voglia di andare a fare un giro a vedere che c’è di nuovo, e non c’è giorno in cui le novità manchino! La produzione per le librerie, poi, è amplissima. Quindi, da lettore, non posso che godere della varietà della scelta. Da autore, trovo un panorama molto stimolante. Da economo, è un disastro per le mie finanze.

Gente come Marco Checchetto è arrivata a disegnare Spider Man. Cosa sogni per te?
Di continuare a fare quello che faccio divertendomi.

Come avvicineresti i più giovani ai fumetti?
A me interessa portare il fumetto fuori dal mondo del fumetto, dove ci siano giovani ma anche meno giovani. Vado spesso nelle scuole, e comunque faccio il possibile per presentare i miei lavori anche al di fuori del ristretto circuito di appassionati. Il cielo ci preservi in salute lo zoccolo duro di lettori, ma è una grande soddisfazione andare a parlare di fumetti in biblioteche, teatri, centri culturali, carceri e in tutti quegli avamposti, dove, come al Risiko, ci sono lettori da conquistare, o fiammelle di passione da ravvivare. Per esempio, andando a chiacchierare con un gruppo di detenuti a San Vittore, ho scoperto che Dylan Dog è la loro lettura preferita.

Quale nuovo progetto hai in cantiere?
Sempre tanti e diversi. A Lucca uscirà il volume 8 della serie “Don Camillo a fumetti” e avremo allo stand ReNoir Comics finalmente di nuovo disponibili i primi tre numeri della collana, che erano esauriti e sono stati ristampati. Ci sarà anche un cofanetto per raccogliere i primi quattro albi. A novembre uscirà poi, in una rivista abitualmente non a fumetti, una mia breve storie di un personaggio importante. Molto importante. Diciamo uno dei tre più importanti, in termini di vendite e visibilità. Sarà la mia prima storia pubblicata con lui come protagonista, ma non la prima che ho scritto, ma di quella riparleremo nel 2015. Ci sono alcune mie storie di Nathan Never in lavorazione, ma sui tempi di pubblicazione al momento non so dire. Poi, sempre su questa rivista che al momento non dico, dal mese successivo apparirà una nuova serie, sulla quale finalmente lavorerò con i colleghi di studio Gianfranco Florio e Luca Usai. A proposito di colleghi di studio, io e Fabiano Ambu amiamo gli animali, quindi non abbandoneremo il nostro Josif nello spazio: il gorilla cosmonauta sovietico, dopo un numero zero a tiratura limitata presentato a Cartoomics 2014, nel 2015 tornerà, più grosso, potente e incazzato che mai, con un editore quasi più grande di lui e in una veste lussuosissima, con nuove avventure, sorprese, ricchi premi e cotillons (penso che per fine anno avrete novità a riguardo).

Ecco alcune tavole di fumetti a cui Davide Barzi ha lavorato con la cover di “Don Camillo 8” in anteprima nazionale su TAG 24:

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