Tag24, sempre attento alle questioni relative al mondo universitario e a chi lo frequenta, ha intervistato in esclusiva la Prof.ssa Sofia Corradi, riconosciuta in tutta Europa come mamma Erasmus, per aver, con determinazione e fatica, regolamentato e strutturato un percorso accademico prima di lei inesistente. Prof. Corradi, gli studenti che hanno aderito al progetto Erasmus hanno pochi problemi di occupazione e, nella maggior parte dei casi, durante le loro esperienze all’estero, hanno trovato l’amore: il “suo” Erasmus ha salvato anche la crescita demografica europea?

“Guardi, che l’amore avvicinasse ed unisse i popoli lo aveva scoperto già Alessandro Magno. Ma veniamo all’Erasmus. Vi prego di non credere quando leggete di tagli al progetto Erasmus, è falsa informazione. Il Parlamento Europeo, nel novembre dello scorso anno, nonostante la globalità della crisi economica, ha deliberato di aumentare il suo apporto al progetto Erasmus del 40% e mi sembra normale se pensate che stiamo parlando del programma di maggior successo a livello continentale. Nel settennio 2014-2021 solo l’Europa contribuirà con 19 mld di euro”.

Chi può ambire a partire per il progetto Erasmus, c’è una tipologia di studente ideale? 

La bellezza di questa esperienza risiede nel fatto che non è riservata ai geni o a menti eccelse. E’ un progetto per tutti, certo non lo consiglierei a chi non ha la minima voglia di studiare. E’ per persone normalissime che hanno intenzione di andare al sodo. Fate domanda ora che è l’inizio dell’anno, riceverete risposta entro Febbraio ma tutti possono concorrere. Fare accoglienza agli studenti stranieri che verranno in Italia ad Ottobre, è un modo per rompere il ghiaccio, per aprire le braccia dell’università italiana a questi studenti esteri ma anche per preparare il proprio di Erasmus.

Prof. ma veniamo al suo Erasmus, o meglio, all’esperienza che l’ha poi spinta a creare questo progetto di successo.

L’Erasmus è il mio più grande successo accademico, si figuri che in tutta Europa sono riconosciuta come mamma Erasmus. Ci tengo però a sottolineare che nasce da un’idea di me studentessa e non professoressa. Sono i giovani studenti ad avere le idee geniali, non i vecchi professori. Io ero andata a studiare alla Columbia University grazie ad una borsa di studio e mi sembrava normale che il percorso fatto in America mi fosse riconosciuto a Roma, dove mi mancavano 3 esami e la tesi per la mia laurea. Tornata alla Sapienza con i certificati del mio percorso svolto mi guardarono come fossi pazza, anzi, peggio, come se volessi rubacchiare una laurea dopo essermi andata a divertire oltreoceano. Io ero giovane e volevo cambiare il mondo, così mi laureai rifacendo gli stessi esami fatti alla Columbia e quando mi trovai nella posizione di poterlo fare dissi a me stessa: se questa esperienza all’estero è stata così utile per me, ora voglio adoperarmi perché sia accessibile a chiunque voglia farla. Ho lottato finché non ce l’ho fatta”.

Che cosa hanno in più gli studenti erasmiani?

“Non dite che chi ha fatto l’Erasmus trova lavoro perché conosce le lingue, l’apprendimento delle lingue è più che secondario. Uno studente che parte per l’Erasmus torna diverso, si parte ragazzi e si torna maturi, oltre alla cosa più importante di tutte: in Erasmus si impara a sorridere in tutte le lingue del mondo”