Si può raccontare l’amore in modi diversi, con linguaggi spesso distanti fra loro. Lo si può raccontare con un film, una poesia, un romanzo. E poi lo si può raccontare al modo di Davide Berardi in arte Daw. Fumettista bergamasco, classe 1980 con un efficace “sense of humor” a tratti cinico, spesso “non-sense”, sempre esilarante. Tag24 lo ha raggiunto per un’intervista.
In edicola da pochi giorni il terzo numero di “A come Ignoranza” distribuito da Panini Comics. Una esilarante raccolta di storie “no-sense” dalla forte presa comica. Quale percorso hai previsto per questa pubblicazione? Sarà in effetti una collezione di tue storie?
Non ho fatto grandi previsioni, solo ho deciso a grandi linee un percorso iniziale, che consiste nel far conoscere i miei personaggi di base (Che son parecchi), dando spazio talvolta a uni e talvolta ad altri, in modo che le mie prime uscite siano leggibili indipendentemente le une dalle altre. Per questo non ci saranno filoni narrativi da seguire per le prime uscite, e numeri saturi tutto fumetto, in modo che ci sia abbastanza spazio per più personaggi, poi si vedrà.
Intanto riutilizzo alcune storie vecchie, fondamentali per i personaggi che non sono conosciuti sul web, ma non ci sarà mai nessun numero senza qualcosa di nuovo, e anche il vecchio è completamente “rimasterizzato”, e intendo sistemato nelle storie, riscritto laddove ce n’era bisogno, e ridisegnato da capo, per dare uniformità alle storie vecchie con quelle attuali.
In verità avrei preferito fare qualcosa di meno dispersivo, una storia unica, non mille storie per volume.. sarebbe stato molto meno stressante, ma non sapevo chi abbandonare lungo la strada e alla fine sono partito così.. Mi è difficile fare previsioni perché anche io non faccio progetti a lungo termine (a parte avere numerosi yatch colmi di donne nude colme di yatch).
Quasi 50mila fan su facebook e un blog seguitissimo. Possiamo dire che internet è il primo editore per un artista? Quanto è importante il supporto della rete?
Per me di certo lo è stato. Al di là della notorietà che può portarti, mi è sempre servito per avere un confronto diretto con il pubblico, quella risposta immediata che ti fa capire cosa stai combinando a volte. Perché stare mesi chiuso in una stanza a scrivere fumetti che vedranno la luce dopo altri mesi, ti fa perdere il contatto con il mondo, a volte. Immagino ci si trovi meglio a scrivere solo per se stesso, ma io ho iniziato a fare fumetti per comunicare con gli amici, coi miei compagni di classe, e quindi sono sempre stato abituato ad una forma di risposta diretta. Anche quando il mio diario scolastico, ovvero dove scrivevo le mie storie, faceva il giro per altre classi, la reazione non si faceva attendere molto, ed è grazie a questa risposta che ho imparato come migliorare lo strumento. Inoltre ne ho bisogno. Non c’è forma di arte che viene creata per esser chiusa in fondo ad un cassetto e vista da nessuno. Il pubblico è necessario, e grazie ad interne si viene a creare la sensazione di averne davanti uno, per quanto bisogna stare attenti a dei trabocchetti in cui è facile cadere nella rete.
Uno di questi, il ritenersi famosi perché si ha tot lettori. Gente che clicca “mi piace” e poi non ti segue ce n’è a bizzeffe.. quante volte abbiamo cliccato “mi piace” su un’immagine senza premurarci di informarci o seguire oltre la pagina che ospitava l’immagine?
Insomma, un pubblico c’è, ma non bisogna farsi ingannare dalle cifre.
Sei conosciutissimo per le vignette di “Lov”, come nasce l’idea del confronto (cinico)sentimentale fra un “lui” e una “lei”?
Nella maniera più banale possibile. “Ti amo – cazzi tuoi” è il riassunto di una storia d’ammmmore per me molto importante. La cosa doveva fermarsi lì, dopo la prima decina di frasi, ma poi, un po’ per sfida (mi piace vedere fino a quanto posso spingere una variazione su tema), un po’ per lavoro, (visto che ad un certo punto hanno iniziato a chiedermele), ho proseguito raggiungendo la somma di 600 vignette monotematiche.
Non ci trovavo molto di particolare all’inizio, ad esser onesti non avrei scommesso un soldo bucato su quelle frasi, all’inizio le ho messe giusto per aggiornare il blog che rimaneva troppo spesso inattivo, ma alla fine hanno portato più pubblico quelle di tutto il resto. E anche molti, troppi sfruttatori, gente che le ha usate abusivamente per prodotti, gente che le ha copiate in lungo e in largo, e gente che tuttora ci fa opere “d’arte” che vanno dal palesemente copiato al pesantemente simile..
Però io ho raggiunto il mio traguardo: prova a dirmi una frase d’amore adesso! Vedrai che risposta cinica! Tzè, i sentimenti sono roba da femmine.
Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione?
Gli omini lego. Li ho sempre presi come modelli di vita, questi infaticabili, solidi, rigidi omini di plastica dal cuore d’oro. A forza di disegnare mi è venuta la mano ad uncino come loro, prossimamente dovrei farmi una plastica facciale, e con plastica intendo proprio farmi in plastica, in modo tale da avvicinarmi ancora di più alla perfezione.
Per il resto, l’elenco potrebbe essere troppo lungo. I cartoni demenziali che davano su canali impossibili quando ero piccolo, Elio, Dilbert, una cifra di film non porno, una cifra di film porno, no davvero, troppa roba.
Quanto è difficile fare il fumettista in un paese disattento come il nostro?
Alla fine non ho idea di come vada negli altri paesi, per cui sarebbe ingiusto fare un confronto basandomi sui miei pregiudizi. Ad esser onesti, mi pare che sia un periodo fortunato per il fumetto questo. In fin dei conti tutto ciò che prima era di appannaggio nerd, va di moda.. le ultime generazioni sono state educate dagli anime, e i manga, che tanti personaggi del mondo del fumetto disdegnano, hanno portato ad avvicinarsi a questo ambiente un sacco di gente. Il manga è un fenomeno di costume da un pezzo, ed andare ad una fiera del fumetto è praticamente cool. Per tagliarla corta, io adesso vengo pubblicato da Panini, un traguardo che mai mi sarei sognato di raggiungere, quindi non posso lamentarmi troppo della disattenzione del paese. Certo, è comunque una bolla di attenzione che si è allargata, l’ignoranza al di fuori di essa è ancora grande, e anche al suo interno ci sono delle correnti di pensiero e mille divisioni, però mi piace sperare che le cose continuino ad evolversi, e che in parte possa contribuire a quest’evoluzione. Ma forse è un altro sogno eh, fra due anni andrà di moda il boscaiolismo, e tutti vestiranno con camice a quadrettoni a abbatteranno abeti per hobby, ignorando completamente i miei fumetti.
Intanto, incrocio le dita.